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Pawel Althamer - One of many

Palazzina Appiani dell'Arena Civica di Milano e Parco Sempione, viale Byron 2, Milano

di Stefania Rigablue

Un pupazzo enorme si staglia sopra di noi, a parco Sempione. Come in "Amarcord", è comparso dopo il tramonto. Tra il carnevale di Viareggio e il grande advertinsing all'americana, ma completamente estraneo alla folla multicolor e Ray-Ban vintage che presenzia alla vernice. Intanto, l'Arena Civica voluta da Napoleone compie 200 anni e, al suo interno, agli affreschi di Appiani si aggiungono le opere crude di Althamer, artista polacco intriso di religiosità cristiana e misticismo visionario. Pawel è passato dalle durezze del comunismo alle disillusioni del capitalismo cannibale. Ha usato il suo corpo come veicolo sciamanico caricandolo di sostanze psicotrope. Lo zeppelin, a sua immagine e somiglianza, pare una divinità pagana, che ci scruta nuda dall'alto. Non fa ridere, per niente, nemmeno il suo corpo gonfiato a elio. Dentro la palazzina, ci sono statue di cera, sorta di album di famiglia, con i suoi amori e alterego. Materiale organico, foglie, intestini e peli d'animale lo rendono primitivo e grottesco. L'artista, ossessionato dalla sua identità, manda in cielo un suo sosia invecchiato come scultura vivente. Complicato, sporco, viscerale. Dalla terrazza ammiro il trionfo della pista di atletica, dentro non posso più stare.

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