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Intervista a Maurizio Cattelan

di Valerio Millefoglie

Papa colpito da meteorite, attualmente esposto alla Biennale di Venezia, venduto per due miliardi. Führer, in ginocchio, prega. La scritta "Hollywood" che sovrasta la discarica di Palermo. Questo è Cattelan, il più importante artista contemporaneo italiano. “Penso a me come a un decoratore di interni, che mette le cose in ordine”. C’è chi gli dice “Fosse per me saresti giù all’angolo a chiedere l’elemosina”...
Le storie che rappresenti sono dal punti di vista del finale, in modo affrettato, accidentali, e seguono i principi della dinamica dello scherzo. Come descriveresti la natura della commedia generata da queste forme?
Questione di tempo. Abbiamo imparato a essere sempre più veloci, arrivare dritti al punto. Dimentica l’introduzione, dammi i morti più succosi. Probabilmente è una forma di paura. Certi giorni mi piacerebbe mandare avanti la vita, lasciare via i dettagli e ritrovarmi in un paio d’ore a fine settimana. Non mi piace incominciare le cose, è troppo lento e doloroso, ma la fine è sempre vicina in qualche modo rassicurante. Quindi, per rispondere alla tua domanda, direi che la commedia può essere facilmente una via fuori dalla noia della vita.
Il tuo lavoro sfoggia una serie di ruoli (bandito, idiota, fuggitivo, capitano della squadra) che reciti tu e un'altra che riguarda sia gli attori del mondo dell'Arte sia figure sociali, che preferisci affidare a qualcuno. Come ti colleghi al teatro?
Il teatro, come l’arte, è una funzione biologica, una performance senza fine. La mattina ti svegli, metti su scarpe e maschera. Verso l’ora di pranzo puoi essere stato dentro due o tre allenamenti: una piccola lite in cucina, un sorriso sul metrò, una discussione al lavoro. Differenti ruoli, differenti maschere. La mia arte cerca di riflettere questa condizione naturale, questa schizofrenia felice. Mi sto solo godendo i miei sintomi.
Giocare all’idiozia è diventato un tema prominente non solo nell’arte contemporanea, ma anche nel cinema. Sto parlando di “Man on the Moon” di Forman, sulla vita del comico Andy Kaufman, e degli “Idioti” di Lars Von Trier. Ti senti vicino a questa sensibilità?
Per alcuni l’idiozia è un tema. Per me, purtroppo, una necessità.
Sei nato a Padova, ma sei finito nel New Jersey. Fossi nato nel New Jersey saresti finito a Padova?
Oh, non so, nascere è un caso e a Padova ci torno ormai solo per le feste di Natale.
C’è un libro di Don DeLillo in cui il protagonista è una rockstar e la sua casa discografica vuole ucciderlo chiedendogli in che modo vuol morire per diventare veramente immortale. Ti giro la domanda.
Non mi interessa. Sparirei e basta. Puf. Cancellato. Come mai esistito.
L’arte ti ha arricchito, oltre che spiritualmente, anche monetariamente. Me ne allungheresti un po’?
Ride. Non risponde. - Valerio Mille Foglie

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