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Virgilio Villoresi, Intervista

giovedì 10 novembre a martedì 20 dicembre 2016, Area B. Via Marco D’Oggiono 10, Milano

di Rossella Farinotti

Virgilio Villoresi (Fiesole, 1979) è un super videomaker che realizza progetti immediatamente riconoscibili per le animazioni dove live action e stop motion sono quasi sempre mescolati. Il mondo delle fiabe, dell’illustrazione, del cinema – soprattutto quello ricercato, quello di una volta, come il polacco Jerzy Zitzmann, o i super sperimentali alla Chris Marker, fino alle avanguardie europee dei Cocteau, Buñuel o Oskar Fischinger – e dello stile di fine del XIX secolo, sono le sue ispirazioni. Virgilio è toscano, ha studiato a Bologna al DAMS, ma vive e lavora a Milano da dieci anni, e in questa città ha costruito il suo micromondo stiloso e prezioso. L’ultimo lavoro che ha appena realizzato è per una storica maison milanese, Fornasetti, e il lavoro con Barnaba Fornasetti è stata una grande ispirazione per il video maker. Ma i brand, le aziende e i contesti per cui ha realizzato le sue storie e favole in video sono molte: Valentino, Fendi, Smythson Heritage, Moleskine, Dsquared2, e poi film per cantanti e illustratori, storiche case commerciali come Sammontana, dj, e così via. Ci tevevamo a fargli una intervista perché Virgilio è fresco e fantasioso, e molto, molto talentuoso.ZERO: Ciao Virgilio. Stavo facendo una ricerca sui tuoi ultimi lavori e, guardando la tua pagina facebook, ho notato un gran caos di commenti e congratulazioni su un video – postato da neppure 12 ore – che aveva fatto 5 milioni di visualizzazioni (chissà adesso a che numero sarà arrivato!). Si tratta di Vento, un libro illustrato da Virginia Mori che tu hai animato. Perché questo successo?
Virgilio Villoresi: Ciao Rossella. Si, è stata veramente una bella sorpresa. Il libro è uscito già 2 anni fa, ma prima che lo postasse Fubiz aveva una distribuzione sotterranea, underground. Adesso invece è stato richiesto da mezzo mondo: io e Virginia siamo felici di constatare che anche i progetti più ricercati e creativi possono avere un grandissimo successo di massa. Pensa che ad oggi, proprio su quel link che hai visualizzato, abbiamo superato 10 milioni di views!Entrare nella tua casa/studio è come immergersi nel paese delle meraviglie. Libri antichi, illustrazioni romantiche e retrò, un mood da primi del Novecento molto figo, vecchi giocattoli in latta, e macchine impossibili costruite da te. Che poi, in realtà, sono possibilissime dato che le utilizzi per i tuoi video. Le idee per i film che realizzi nascono da qui, da questa “scatola magica”?Casa mia è come se fosse il mio universo mentale. Gli oggetti che colleziono sono una fonte d’ispirazione per me. Ogni volta che li riguardo ho la sensazione di conoscerli da tempo. Mi spiego: quando li osservo questi oggetti perdono l’aggressività che hanno nella realtà per poi assumere i toni sfumati dei ricordi. Il “contro vago della memoria”. Tutti questi oggetti rappresentano un grande universo sghembo fatto di dolci ammennicoli fuori uso, di bambole, di oggetti desueti, di rotocalchi anni ’30, ’40 e ’50 e di dispositivi ottici pre-cinema che quotidianamente entrano nel mio immaginario e nelle mie idee di messa in scena cinematografica.Parlando di “scatola magica” mi viene in mente l’ultimo video che hai realizzato per una meravigliosa azienda milanese, Fornasetti: il binomio Fornasetti/Villoresi sembra perfetto, per lo stile e il gusto di entrambi. È stata una bella esperienza? È stato un viaggio in una delle più alte espressioni estetiche della storia del design italiano e non solo. Come per tutti i viaggi nel tempo, le incursioni tra le pieghe del passato, la realtà che si giunge a toccare e animare ha sempre il sapore del reperto prezioso, del documento sacro riportato a galla e fatto vivere attraverso la tecnica dello stop – motion. Lo shooting è durato 8 giorni all’interno di casa Fornasetti e in questo periodo di tempo ho conosciuto Barnaba e ho potuto apprezzare le sue qualità umane e il suo raffinatissimo gusto. Poi, come sai, anche casa mia è tappezzata Fornasetti quindi puoi immaginare il mio stato straordinariamente gratificante che ha accompagnato l’esperienza all’interno della “scatola” Fornasetti.Mi raccontavi che il tuo primo film animato risale a 10 anni fa, ed è una realizzazione per il mitico Vinicio Capossela per il videoclip Una giornata perfetta. Come è nata questa collaborazione? Tu e Vinicio siete ancora amici? In realtà il mio primo film animato è Frigidaire realizzato con la stilista Vivetta nell’ormai lontano 2006. Una Giornata Perfetta è stato il trampolino di lancio per lavorare con grandi maison della moda e brand pubblicitari perché mi ha dato molta visibilità. La collaborazione con Vinicio Capossela è nata casualmente: un amico in comune ha fatto visionare i miei lavori a Vinicio – all’epoca avevo fatto solo due cortometraggi – e lui mi ha contattato subito. Ora c’è una vera amicizia che viene sfogata in trattorie anni ‘50 e nelle balere milanesi, tra cui la Sala Venezia e l’Osteria del treno. Non balliamo mai, ma ci piace osservare magneticamente le persone anziane che danzano sulle note di un pezzo di Fred Buscaglione.Tu non sei nato a Milano, ma ti consideriamo tutti un “milanese d’adozione”. Da quanti anni vivi qui? Credi che Milano sia ancora, in Italia, una città importante per quanto riguarda la creatività, la cultura, le cose belle?Vivo a Milano dal 2007. Credo che questa sia una città viva e operosa. Negli ultimi anni ho l’impressione che sia aumentata la qualità della vita e della cultura in generale. In Italia non la cambierei con nessun’altra città. Come ho già detto in passato la cosa che mi affascina più di Milano sono i vecchi cancelli liberty e art decò di alcune case, in particolare quelle che ci sono in via Serbelloni. Mi perdo spesso a osservare l’armonia di quelle “carezze” sinuose e stilisticamente perfette.In questi ultimi anni hai collaborato con brand molto fighi realizzando dei video davvero speciali, difficile da non ricordare. Hai collaborato tanto con il mondo della moda – penso a Valentino, Dsquared, Fendi. Come è avvenuto il passaggio dal videoclip e come sono passati questi dieci anni tra il primo e l’ultimo film? Vogliamo sapere gli aneddoti ovviamente: cose pazze, party, incontri particolari…In realtà mi dispiace deluderti ma cose pazze non ne ho molte da raccontare. I video che dirigo sono sempre girati in modo autistico e ossessivo, sono lavori artigianali, manuali, realizzati con tanta passione e pazienza. Ormai sono frutto di un lavoro collettivo, composto da grandi professionisti del settore. Il passaggio dal videoclip alla moda è avvenuto in modo naturale e ogni volta che realizzo un video su commissione ho la voglia di migliorarmi sempre di più.Immagino che lavorare in questi due ambiti un po’ diversi – mi riferisco al video d’animazione tout court, dove puoi essere più libero anche nei temi e nelle rappresentazioni rispetto a quello più commerciale come dei brand di moda, anche se sempre di estetica trattasi – non sia semplice. Quali sono le differenze principali, anche a livello pratico/tecnico, di lavorare per un tuo corto, o un’illustrazione di un libro, per esempio, rispetto al lavoro per un brand come Dsquared, commerciale ma super cool? Il processo produttivo dei videoclip e dei corti, rispetto ai film su commissione di brand moda o pubblicità, è più agile e meno pesante: si sente meno pressione che, a volte, se non sai gestire, può portare a delle scelte sbagliate e quindi a un lavoro magari non all’altezza. Io però sono fortunato: i marchi con cui lavoro solitamente sposano la mia estetica e il mio modo di interpretare la messa in scena. Devo dire che, soprattutto negli ultimi anni, mi sono trovato bene perché mi danno molti spazi creativi in cui muovermi.Un elemento costante importante sono le musiche dei tuoi video, chiamiamole vere e proprie “colonne sonore”. Le scegli tu in relazione con questi mondi un po’ fiabeschi e retrò che racconti? Si, le scelgo io. Per me è fondamentale creare un legame alchemico tra musica suoni e immagine in movimento. Questa unione la voglio sempre conservare nello schermo a suggerire quel processo di decantazione per cui la mia idea di messa in scena appare in una fluttuante, fantasmatica dimensione. Quali sono i luoghi che ti sono più di ispirazione in città? Mi immagino, guardando il tuo micromondo, che ti piacciano luoghi non banali. Il luogo che mi affascina di più è l’Ospedale delle bambole. È un luogo pieno di oggetti che cessano di funzionare ma che le due signore, madre e figlia, rimettono in piedi per farli vivere ancora. Una dimensione onirica tra un film di Svankmajer e un archivio Lenci dove loro si muovono come due bambine che giocano dentro una casa delle bambole.Quindi, per fare una mappatura dei tuoi luoghi, quale è il percorso ideale della tua giornata milanese? Dalla tua prima colazione la mattina, a una passeggiata nel pomeriggio, magari dei negozi che ami dove compri quello che ti circonda – musica, giocattoli, quei libri meravigliosi che hai nella tua libreria – e la sera. Ho due tipi di giornata, la giornata in cui lavoro e la giornata pigra. Giornata lavoro: mi alzo, doccia, caffe, 12 ore di shooting poi torno a casa e svengo sotto le coperte. Giornata pigra: pioggia di caffe a casa, merendina tarda mattinata all’Ospedale delle bambole, pranzo in qualche posto a caso in zona Porta romana, pomeriggio a costruire e animare macchine cinetiche, occhi socchiusi post-pranzo dove immagino qualche gioco da inventare, ricerca dei props nei vari mercatini, aperitivo al Tombon de San Marc o al Pinch sui Navigli, cena ristorante futuristi (Lacerba) in via orti, post cena dalla Lina, notte Joan Sebastian Bar.Quando ti svegli la mattina, o, al contrario alla sera, hai un rito da compiere in qualche luogo di cui sei habitué? Prendo la chiavetta di metallo e metto in carica il mio orologio da tavolo anni ’50.

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