Non sono molti gli artisti che hanno portato fino in fondo coerentemente la critica al sistema dell’arte e la radicalità della propria ricerca. Franco Mazzucchelli è tra questi: dagli anni Sessanta persegue l’irriducibilità dell’opera a oggetto e a merce. I gonfiabili che lo hanno reso noto – fuori scala, in materiale sintetico, collocati in spazi pubblici e in contesti monumentali – li ha battezzati, con grande sensibilità linguistica, A.TO A., una sigla ambivalente che significa Art to Abandon, Arte da abbandonare, oppure, secondo il suono, a toi (=per te), vale a dire «se vuoi portatelo pure a casa».
Queste morbide forme, molle o poliedri, griglie e salsicciotti, grandi e piccoli, hanno invaso scuole, piazze, paesaggi, mari, laghi, rovine romane, musei e ogni altro tipo di spazi, e noi gli vogliamo bene. Chi sa se il Museo del Novecento ce le regala, nello spirito mazzucchesco. Non credo però.
Scritto da Lucia Tozzi