Mentre nel 2018 noi ancora ci affanniamo a circoscrivere generi o inventare nuove etichette, 30 anni fa Justin Broadrick lasciava i Napalm Death e con G. C. Green – con lui già nei Fall of Because – dava alla luce un album, Streetcleaner, che (senza troppi giri di parole…) contribuiva a definire il concetto di industrial metal, dando nuova linfa vitale a quello che sarebbe stato il “post metal”. Growl, chitarre acide e riff metal, basso distorto, drum machine, atmosfere plumbee e monocordi la cifra stilistica della loro nuova band, i Godflesh. Negli anni l’indomito Broadrick si è dedicato ad altri progetti di peso come Final, Jesu, Jk Flesh: l’ultimo disco del duo di Birmingham, Post Self, il secondo dopo una pausa di oltre dieci anni, è il risultato di queste influenze, con l’elettronica più presente che dà nuovo un respiro e una nuova prospettiva al monolitico e inconfondibile suono dei Godflesh.
Scritto da Betani Mapunzo