Siamo nell’Antropocene, sapevate? E se il fallimento delle modalità di antropizzazione pesa sulle nostre coscienze, allora possiamo ripensare ad una forma e un’identità sociale diversa. Partendo da un’istanza primordiale: il rifugio. Parasite 2.0 esplicita ancor meglio – dopo l’intervento al Maxxi per YAP- la sua visione di habitat umano – questa volta in galleria – con un’installazione che si spinge verso linguaggi più vicini all’arte, ma che fanno da scenografia a un radicato e radicale approccio architettonico. Come l’uomo della glaciazione, quello moderno può appropriarsi di uno spazio domestico che possa diventare nuovo archetipo formale e funzionale. Che sia luogo di estraneazione e di disconnessione dalla società, una terra promessa privata nel deserto. Come una casa a forma di cupola costruita con ossa di mammut.
Scritto da Emiliano Zandri