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dom 16.10 2016 – sab 14.01 2017

Victor Burgin - "Dear Urania"

Dove

Galleria Lia Rumma Napoli
Via Vannella Gaetani 12, 80121 Napoli

Quando

domenica 16 ottobre 2016 – sabato 14 gennaio 2017

Quanto

free

Una storia al femminile quella narrata dall’artista tedesco in mostra a Napoli, dove il fulcro del lavoro è l’immaginario poetico di due figure che narrano il loro rapportarsi. 
Urania ed Ernestina. Una dimensione intima che svela l’immaginario di due donne che si trovano su pianeti completamente diversi, eppure, magari, così simili; la luna e la terra. 
Similari in alcune tracce che si prestano ad essere scenari comuni e di vicinanza, come i crateri che condividono il suolo lunare e il Vesuvio, e che uniscono l’ottica in un corpo unico. 


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Il documento originale che ha generato Dear Urania è stato pubblicato nella prima metà dell’ottocento a Napoli. L’autore, Ernesto Capocci, era un umanista e scienziato, allora direttore dell’Osservatorio di Capodimonte, rimosso per dieci anni dall’incarico per via della sua partecipazione alla rivoluzione liberale contro il dominio borbonico del 48. È proprio in questi anni che scrisse Relazione del primo viaggio sulla Luna fatto da una donna nell’anno di grazia 2057. Qui l’autore sfoga ogni sua fantasiosa speculazione scientifica. Ed è questa opera letteraria semisconosciuta l’origine del lavoro di Burgin.
 Non attento all’immaginario lunare, seppure ce lo mostri in video durante un’eclissi, quanto, piuttosto, proiettato nell’ottica in cui Ernestina pensa una risposta all’amica sulla Luna; in una proiezione che va da un loft newyorchese da cui potrebbe scriverle alla Basilica degli scavi di Pompei in cui potrebbe trovarsi, e dove commenta le analogie tra la topografica craterica del Golfo di Napoli e quella della Luna – paragone reiterato in due opere foto-testuali (Basilica I e II) che esprimono la similitudine di queste due aree entrambe bombardate dall’alto e rimaste desolate e senza vita. A loro volta, questi due lavori fotografici hanno genesi comune: una foto dell’ottocento di un artista napoletano, Carlo Fratacci, che ritrae una donna in piedi tra le rovine della basilica pompeiana. 
Le citazioni all’interno di tutto il lavoro sono molteplici, e rendono questo rapporto molto confidenziale e ritmato; troviamo infatti stralci di svariati testi letterari antichi, dall’Orlando furioso ad altri testi di Fontanelle, e anche citazioni cinematografiche, come una battuta del film di Fritz Lang Frau im Mond (Una donna sulla Luna) del 1929, che appare per un paio di secondi nella seconda clip video che si trova in galleria. Questa del video è, tra l’altro, l’unica apparizione corporea di tutta la mostra, che viene mostrata però spersonificata, un avatar.

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L’opera Pages from Sketchbook of Ernestina Capocci, è invece il lavoro più marcato dalla presenza fisica, dalla gestualità di questa mano che scrive e disegna, e facendo ciò, immagina l’altra. 
Il rapporto spazio-tempo assurge ad una dimensione unica, indefinibile. Il passato aleggia con una presenza costante e la frequenza col futuro sembra essere tenuta da uno sguardo rivolto all’altro pianeta. Il rimando archeologico segna una vicinanza con lo spettatore, che viene esortato ad una esplorazione in prima persona che dia spazio ad una scena mentale costruita attraverso l’osservabile. Osservabile finito da quella che è la distanza atmosferica e temporale di questi due corpi.



Scritto da Lucrezia Longobardi