Forse solo gli Xiu Xiu potevano approcciarsi con la giusta dose di incoscienza e sfrontatezza a una rivisitazione delle sublimi e indimenticabili partiture composte da Angelo Badalamenti per quella che forse è la serie televisiva più iconica e chiacchierata degli anni Novanta. Del resto, Jamie Stewart, punto fermo di una creatura musicalmente inquieta che ha subito diverse metamorfosi (accogliendo negli anni componenti provenienti da Mr. Bungle, Deerhoof e The Dead Science) andò a pescare il bizzarro moniker onomatopeico dal titolo di un misconosciuto film di Joan Chen, affascinate attrice cinese che faceva parte proprio del cast originale della serie tv di culto firmata Lynch/Frost. Il trio avant-noise californiano – che ci ha abituato all’alternanza di grottesche litanie art-pop e romantiche elegie della paranoia – si muove con disinvoltura nella bruma della provincia americana evocata da Twin Peaks, offrendo una reinterpretazione più spigolosa del noir di Badalamenti, calcando la mano su un’elettronica scarna ma abrasiva e sulle turbolenze vocali del proprio istrionico leader. E, forse, il fascino della band risiede innanzitutto in questa imprevedibilità di Jamie Stewart, che – come per i personaggi dell’intrigo – sembra avere sempre qualcosa da nascondere. Una sonorizzazione d’autore che è un viaggio indietro nel tempo, in un’America grottesca, controversa, disorientata, impaurita e piena di scheletri nell’armadio: non troppo diversa da quella di oggi, quindi.