La mostra è un volo di un’aquila -si chiama Aliqual– che ha perso l’orientamento, che ha le ali ancora troppo fragili e che subisce le intemperie. Vorticoso e discendente il volo perde linearità e si frammenta. La mostra è un viaggio nella città de L’Aquila: per ogni scatto realizzato il nome viene ripetuto. L’Aquila -sedie accatastate-, L’Aquila – vetri infranti-, L’Aquila -frammenti di muro-. E ancora così, fino a che L’Aquila non diventa Aliqual, scomponendosi come lo spazio, in un esplorazione che l’autore, Massimo Mastrorillo, definisce come un moderno viaggio di Gulliver. La mostra è un catalogo emotivo, in cui le fotografie poste l’una vicina all’altra tentano forse di fermare nuovamente il tempo, come la volta del terremoto. Per riassemblare le macerie e non cedere ad un futuro inesorabile e vuoto.
Scritto da Emiliano Zandri