Parliamoci chiaro: oggi se non sei un robot, non sei nessuno. Se un algoritmo non decide per te – quando correre, cosa mangiare, a che ora svegliarti e cosa leggere – be’, amico mio, l’unica è che vivi fermo a quando Nilla Pizzi era in top 10.
Detto questo, puoi rimediare in due modi: o un robot te lo compri. Oppure aderisci alla cultura nerd – che oggi fa pure bella lì – e di robottoni impari a conoscere vita, morte e miracoli (a proposito, in questo senso può aiutare la lettura dell’eccellente “C’era una volta. Prima di Mazinga e Goldrake” libelli firmato da Massimo Nicora, forse la massima autorità in Italia quando si chiacchieri di robottoni, Go Nagai e percorsi annessi).
Appunto, o i robot impari a distinguerli come i diversi tagli di barba che oggi infoiano gli scemi – il che richiede parecchio tempo e altrettanta dedizione -, oppure corri ad ammirare i bestioni con cui Danilo Baletic dal Montenegro invaderà gli spazi del Museo della Scienza e della Tecnologia.
La sua “Trasformer Art”, lo dice il nome, prende spunto dai colossi che, fra i primi, da giocattoli si trasformarono in cartoon e poi blockbuster. Ma si limitasse a questo, ci sarebbe da godere solo per i nerd di cui sopra. Recita il comunicato ufficiale che “le imponenti sculture metalliche sono realizzate dall’artista con materiali recuperati nelle discariche, con l’intento di attirare l’attenzione sul tema dei rifiuti come risorsa”.
Mica un caso che Baletic a breve conquisterà il mondo. Proprio come Megatron avrebbe sempre desiderato. E Commander – per cortesia, non chiamatelo Optimus Prime – sotto sotto ha fatto. Anche se l’algoritmo che mi controlla non mi dà modo di pensarla diversamente.