Sì Dixon, ancora lui. Rifugiarsi nelle certezze a volte fa bene, esalta anche il gusto del nuovo (quando c’è), che bisogna essere sempre pronti a recepire. Affidarsi alle garanzie, a talenti conclamati è la cosa migliore quando si è disorientati o incapaci di capire cosa sta succedendo musicalmente: tra contaminazioni, suoni post-tutti-i-generi e sperimentazioni sempre esistite. Con Steffen non si fa neanche un salto nel passato più lontano, rendendo così il vintage una novità. Dixon è il lato moderno dell’house è una garanzia dell’oggi, per quello rassicura e piace a tutti: dal giovinastro tarato solo per Ibiza al clubber più maturo e attento. È indubbiamente uno dei migliori. In queste cinque ore sarà anche in grado di stupire, soprattutto all’inizio quando, come tutti i maestri, saprà accogliervi con atmosfere d’ascolto (l’ultima volta in b2b all night long con Kristian Âme al Fabrique, quasi per tutta la prima ora, piazzò delle perle di elettronica ambient e classica contemporanea) per poi incastrarci nel suo mondo di 4/4 in cui perdersi è un vero piacere, in cui perdersi è un Innervisions. Sì Dixon, ancora lui: perché quando le certezze ti fanno uscire dal club e hai provato la pelle d’oca, allora sai che quella è stata, ancora una volta, la scelta migliore che potevi fare.
Scritto da Zagor