“Kisses like pink cotton candy/Talking to everyone but me/I’m staying up late just in case you come up and ask to leave with me”

Mitski

L’ultima volta che ho controllato, tu eri il sole con uno dei suoi devoti satelliti. L’ultima volta che ho controllato eri solo mani disegnate che affondavano nella terra, io un cucchiaio troppo piccolo per contenerle. L’ultima volta che ho controllato tu eri una murder ballad, io, incosciente, ci ballavo sopra con tacchi troppo alti. L’ultima volta che ho controllato Mitski urlava dentro ad una chitarra, il sogno romantico abbandonato sul bancone con una tequila, in bilico tra la furia e automutilazione di Anne Sexton e la rassegnazione silenziosa di Emily Dickinson. L’ultima volta che ho controllato avevo 9 anni, indossavo una camicia di pizzo di mia sorella e avevo le lacrime agli occhi. Non sono poi così cambiata. Ma, l’ultima volta che ho controllato, il sogno romantico è esploso in mille pezzi, detonazione isterica, canzoni, parole, uno spreco da raccolta indifferenziata. L’ultima volta che ho controllato c’erano solo due superstiti, aggrappati ad un bacio, lo specchio bastardo ti ha messo bene a fuoco, ho stretto i denti, le labbra. Sono a prova di bomba, a prova di lacrime. Mi fotte solo questo crudo romanticismo.