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mar 19.09 2017 – dom 26.11 2017

Nan Goldin - "The Ballad of Sexual Dependency "

Dove

Triennale di Milano
Viale E. Alemagna 6, 20121 Milano

Quando

martedì 19 settembre 2017 – domenica 26 novembre 2017

Quanto

n.p.

Il MuFoCo, Museo di Fotografia Contemporanea, inaugura una mostra straordinaria all’interno de La Triennale: The Ballad of Sexual Dependency, il lavoro monumentale di Nan Goldin. L’opera, costituita da 700 fotografie montate in una sequenza che dura 45 minuti, con un sottofondo musicale che spazia dalla musica punk, alla pop fino all’opera, rappresenta uno dei capolavori dell’arte americana dagli anni ‘80. La Goldin (Washington, 1953) nel 1985 inizia a montare una serie di ritratti, prevalentemente notturni, intimi e profondamente reali, in una sequenza che diventa uno zibaldone sulla sua vita. Ritratti di una comunità di amici, non di emarginati – termine con il quale sono stati spesso etichettati i suoi soggetti – ma di donne e uomini che facevano parte dello stesso gruppo, e che vivevano lo stesso stile di vita. «La Ballata è un documento di quello che ho vissuto. La macchina fotografica non era altro che un proseguimento della mia mano. Scattavo per mostrare esattamente quello che c’era. Non spostavo neppure una bottiglia di birra, sarebbe stato un peccato», racconta la fotografa in un’intervista durante la sua mostra al MoMA. La Ballata ha infatti girato un po’ tutto il mondo: partita dai cinema e club underground americani, fino ad arrivare in Europa e in Giappone. E i luoghi rappresentati, le case e camere da letto degli amici, i locali nascosti, i bagni vissuti, e le persone ritratte in costante conflitto relazionale – legati dal sesso, da un’intimità fortissima e viscerale, e da uno stile di vita illuminato dai suoi flash – venivano immortalati dalla Goldin tra Boston, Chicago, New York, Napoli, Londra e Berlino dalla fine degi anni ‘70. La tematica, questa “tribù” impressa in un unicum di immagini, è ciò che interessa a Nan Goldin, che ha iniziato a fotografare per necessità documentativa e per onestà nei confronti di un bisogno suo e degli altri che le stavano intorno, e non per la fotografia in sé, di cui a volte ha anche ignorato le regole, scoprendo la potenzialità della luce, ad esempio, tardi, negli anni ’90. Dal 1989 infatti i suoi soggetti escono da quella claustrofobia del luogo chiuso e limitato, scoprendo la luce naturale. Un’evoluzione di cui godremo, a breve, anche noi.

Scritto da Rossella Farinotti