Per uno che vive nei cocktail bar da una vita, parlar di birrerie è un fatto insolito e spinoso. Vi sembrerà strano, ma son due mondi mica tanto vicini. Ci sono degli aspetti che, pur nella loro similitudine, sono parecchio diversi e a volte opposti. Penso al fattore estetico, alla clientela fissa o anche solo alla musica proposta; al servizio al tavolo, alla proposta food o al concetto di empatia. I cocktail bar negli anni si sono mangiati la clientela delle birrerie, ma non per questo le birrerie sono vuote. Forse si è solo creato un più netto divario tra chi va al bar e chi al pub, tra chi la vive in un modo e chi se la vive in quell’altro modo. C’è da dire che fino a una ventina di anni fa il concetto di “birra artigianale” non esisteva, ma del resto non c’erano neanche gli “home made” nei drink. E di sicuro l’attenzione che oggi giorno viene data alla birra, dalla produzione alla vendita, non ha fatto altro che migliorare la vita e la salute dei suoi adepti. Le ha forse un po’ infighettate, ok, ma ormai il passo è stato fatto, la direzione è quella e cambiare la rotta e tornare a vendere birre senza senso, spillate in boccali dozzinali da barbari senza nome è reperto archeologico, credo. E spero. Si può solo andare avanti e far sempre più le cose fatte bene.
Qui di seguito troverete una lista di pub in cui vado e che mi evocano i pensieri che riporterò subito sotto: metti caso poi me ne dimentichi, sai che danno per l’umanità?
Li metterò in ordine di gradimento, perché così mi sarà più facile risalire a chi mi ha rigato l’auto, e li commenterò nel solo modo che conosco: quello stupido.

Keep updated!
#divertirsiègiusto

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