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The Boidem (CHIUSO PER CESSATA ATTIVITA')

Chiuso definitivamente

Zero qui: Impazzisce per la shakshuka, uova cotte nel sugo di pomodoro

Categorie Ristoranti

Contatti

The Boidem (CHIUSO PER CESSATA ATTIVITA') Via Santa Marta, 3
Milano

Orari

  • lunedi chiuso
  • martedi 11–23
  • mercoledi 11–23
  • giovedi 11–23
  • venerdi 11–23
  • sabato 11–23
  • domenica 11–23

Si prega di verificare sempre
l'attendibilità delle informazioni fornite.

Prezzo

Israele divide e confonde ma resta un paese in cui si mangiano cose molto interessanti. Per chi avesse ancora qualche dubbio, da qualche tempo è possibile andare da Boidem, che in lingua in yiddish significa ripostiglio e infatti è un ristorante arredato con mobili (tutti in vendita) da mercatino e piccole ceramiche kitsch. Insomma, sembra un po’ di stare in casa (di certo, non la mia).

Il nostro oste si chiama Talor Noam ed è l’esempio di quel che succede se uno viene a Milano e si iscrive ad architettura (chissà perché l’Italia, con tutto quel che c’è da costruire in Israele). Dopo sei mesi di pratica sottopagata, per fortuna ha deciso di aprire un ristorante biologico e vegetariano, e ha pure ospitato la famiglia della moglie – dalla città di Be’er Sheva – al gran completo: nonna, zio, nipoti, per assaggiare ricette a volontà fino a quando il menu poteva essere licenziato.

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La compagnia non è meno importante e stasera tra teatranti, nuotatori, nostalgici verdiani, fricchettoni, decadenti e polemisti, abbiamo un bel panorama, degno dell’unica democrazia mediorientale.

Ovviamente occorre amare le spezie: curcuma, cumino, paprika dolce, za’atar (che Talor coltiva in cortile), perfetto per farci le patate al forno con il formaggio labneh, a base di yogurt di capra e succo di limone.

Partiamo con hummus come se piovesse, con funghi e uova sode e poi dei deliziosi involtini, melanzane alla parmigiana e falafel. Per fortuna ci risparmiano il vino kosher: comunque siamo quasi tutti goyim.

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Tra vecchie barzellette ebraiche, vite di avvocati newyorkesi ora ricoperti di boccoli e storie di signore israeliane che «pensano all’Europa come io penso alla zoo», la serata scorre ridanciana. Davvero speciale per chi è appassionato di Schubert, Cuba e uomini circoncisi.

Arrivano piattini in successione. Mi piace assai il falafel, buono il couscous con verdure, la moussaka e i funghi in padella, ma soprattutto impazzisco per la shakshuka, uova cotte nel sugo di pomodoro (in Toscana si chiamerebbe uovo battuto), che abbiamo già assaggiato dal mitico Dr. Shakshuka al mercato di Jaffa.

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Sono soddisfatto e ho una gran voglia di farmi una vacanza in un kibbutz (a Samar, lo consiglio a tutti, a cogliere i datteri più buoni del mondo).

Talor ci racconta la sua storia di passione e d’ingegno. La moglie (hanno due figli) non è da meno: ha messo su un garage per elaborare passeggini. Roba da bambini ricchi: dobbiamo andare a verificare, prima che Lapo le rubi l’idea.

Articolo di Corrado Beldì