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Bere a Expo: un grande bar di un milione di metri quadrati

Ci sono tante cose che si possono fare nella Disneyland de noantri. Io mi ubriaco responsabilmente

Scritto da Simone Muzza il 22 giugno 2015
Aggiornato il 7 luglio 2016

Bere sulla ruota panoramica del padiglione olandese

PREMESSA

Tante parole sono state scritte su Expo, e tante se ne scriveranno ancora. In questo articolo mi limiterò a raccontarvi Expo come se fosse un grande bar con molte attrazioni. Cosa che in effetti è: si può bere praticamente dappertutto e non ci sono alcol test lungo il Decumano. Abbiamo diviso questa guida in 4 capitoli: acqua e bevande analcoliche, birra, vino, cocktail e spiriti. A scanso di equivoci, vi invito a bere sempre responsabilmente, a non molestare gli altri avventori e a raggiungere il sito in metropolitana o in treno (queste ultime due cose anche se non bevete).

Acqua, bevande analcoliche, spremute, latte, caffè, tè

Il Water Bar del padiglione russo
Il Water Bar del padiglione russo

Col caldo estivo e siccome #iononbevomolto, partiamo dalla sopravvivenza: l’acqua. In alcuni stand l’ho vista in vendita a 3 euro (mezzo litro), ma fatevi furbi: entrate con una bottiglietta vuota e andatela a riempire nelle tredici Case dell’acqua (sono dappertutto e c’è anche gasata bella fresca) o al padiglione dell’Austria (dov’è gelata!). Ah, una dritta: al padiglione della Slovenia sono esposte delle bellissime bottiglie in vetro. Se vi dimostrate interessati al progetto “Acqua del museo” di Lubiana, capace ve ne lascino una in omaggio.
Se volete assaggiare qualcosa di nuovo, buttatevi sugli assaggi gratis di bevande tradizionali (kvas, tarkhun, baikal, mors) al Water Bar del padiglione russo (in terrazza ci andiamo dopo per la vodka, don’t worry).
Se arrivate fino al juice bar dell’Oman concedetevi un detox o una spremuta di anguria: ve le siete meritate, è l’ultimo padiglione!
Allo stand della Granarolo un bricco di latte costa 0,50 €, al padiglione del Kazakistan vi aspettano assaggi di latte di giumenta fermentato.
Il miglior caffè di Expo: andate in Colombia. Se la vostra passione è il caffè shakerato, c’è il bar del Principato di Monaco. Tutti in Iran per un buon tè verde.

Birra

Particolare del bar del padiglione belga
Particolare del bar del padiglione belga

Birra ce n’è a fiumi, praticamente la vendono tutti i paesi che hanno un bar e non sono contro le bevande alcoliche. Le più buone (4 € + 2,50 di cauzione per il bicchiere di plastica dura) le ho bevute nel bar del padiglione belga: 9 birre a giro tra cui Blanche de Namur, Brugse Zot, Straffe Hendrik da accompagnare alle celebri patatine fritte del chiosco a fianco.
Il bar del Regno Unito è uno dei più belli per quanto riguarda luogo (terrazza parte integrante dell’esperienza-padiglione e non corpo a parte) e atmosfera: non è difficile fare amicizia con una buona Meantime (pinta € 6).
Convivialità appalla anche al padiglione della Germania, tutti con una pinta di Hofbräu sempre in mano, o meglio in bocca.
Capitolo “Italia“: come c’era da aspettarsi – e come dappertutto a Expo – sono i grandi marchi (la cui proprietà non è neanche più italiana) a farla da padrone. Sono presenti con un proprio padiglione – peraltro simile per la scelta del rame e pressoché identico per la politica dei prezzi (3/4 €) – Poretti e Moretti: il primo vanta uno staff molto disponibile a spiegare tutte le tipologie proposte e i vari abbinamenti con “il sushi all’italiana”, oltre agli appuntamenti settimanali con la scuola di cucina Alma; il secondo una bella terrazza dove vengono serviti bicchieri di vetro e una “mostra” sulla storia e il packaging dell’azienda, mentre Nastro Azzurro è da Eataly e dà una birra gratis a chi si presenta col biglietto Trenord. Spetta a Baladin, sempre dentro Eataly, tenere alta la bandiera del premiatissimo movimento artigianale italiano. La birra più economica la trovate al Future Food District (che peraltro ha il bar più low cost di Expo): Coop Italian Lager “fresca di supermercato” a 0,79 € (500 ml).

Vino

Anche ad Adriano Galliani piace il Ferrari
Anche ad Adriano Galliani piace il Ferrari

D’obbligo cominciare col padiglione Vino – A Taste of Italy, che al piano terra ospita una mostra un po’ fredda se si esclude la bellissima “scala dei colori” con tutte le tonalità del vino (ottenute con veri vini, anche se mischiati tra loro) in esposizione in grandi (ma non grandissime) damigiane. Al piano di sopra ci sono ben 1400 etichette italiane in degustazione in apposite celle che salvaguardano la qualità del vino: purtroppo non salvaguardano la convivialità, sembra di essere nella sala operatoria di Coma Profondo. Gli spumanti sono già morti, invece, perché le bottiglie sono già state portate in camera mortuaria (pare che il sistema non funzioni con le bollicine, così mi han setto). Chiedete ai numerosi sommelier se volete orientarvi: con 10 € avrete a disposizione 3 mini assaggi di etichette anche pregiate. Vietato fare più di due giri: probabilmente l’organizzazione di Vinitaly è rimasta scottata dalle grandi sbronze di gruppo in quel di Verona.
Torniamo a parlare del Future Food District della Coop: ogni settimana, a tutte le ore del giorno, c’è una degustazione gratuita di una delle bottiglie in vendita al supermercato. Inoltre è possibile comprare un Trebbiano Passerina Igt a 2,99 € e berlo sul Decumano, ma anche un Amarone Bolla della Valpolicella (“il primo amarone della storia” secondo l’assistente virtuale, che mi precisa anche che “le uve sono raccolte a mano” ed è “un vino da meditazione”) a 28,95 €. Quindi lo stappo subito. Lì vicino, e sempre gratuitamente, il padiglione della Coldiretti ogni giorno ospita un vignaiolo che accompagna i prodotti tipici di un territorio: a me sono capitati i vini di Angera della Cantina Piano.
Il wine bar della Franciacorta è uno dei più visibili passeggiando sul Decumano: è gestito da Lanzani e vengono servite alla mescita tutte le etichette della zona. Ogni giorno 5 proposte – un brut, un rosé, un satèn, un millesimato e una riserva (6-12 €): i calici sono accompagnati da un pacchetto di grissini Mario Fongo, per cui viene naturale dare un’occhiata al menu del ristorante.
Un’altra zona vitivinicola molto presente è l’Asti, che ha brandizzato i bar di Eataly e propone degustazioni di Asti docg abbinati a eccellenze italiane a 7-9 € e drink a base di vino e frutta fresca.
Ferrari è la cantina che ha investito di più: ha una terrazza con ristorante (menu by Alfio Ghezzi) all’interno di Eataly e vende calici dai 5 ai 40 € e cocktail (€ 10).
Tra i padiglioni stranieri degni di nota, menzione d’onore per la Francia: all’interno del loro ristorante che sembra quasi nascondersi per preservarsi dal delirio acefalo del Decumano sono in vendita vini pressoché inavvicinabili (almeno per me), ma di cui ho sentito parlare un gran bene. Il più costoso, giusto per la cronaca: Pauillac 1st Grand Cru Classé 2008 Chateau Mouton-Rothschild, 845 €. Ho lasciato biglietti da visita a chiunque sperando in un invito, per ora senza risultati.
Meno impegnativa la proposta della Slovenia: calici di Rebula Medot, Malvazija Gialla e Rex Foscus sui 4,50 €.
Molto bello il mercato del Cile – probabilmente uno dei padiglioni più azzeccati dell’Expo per la semplicità con cui sono presentati i prodotti, con buoni vini in vendita da farsi aprire e degustare con i piatti del ristorante.

Cocktail e spiriti

I barman del padiglione russo sfidano il caldo a colpi di Beluga
I barman del padiglione russo sfidano il caldo a colpi di Beluga

Premessa: se state cercando un cocktail fatto come si deve, tornate in città. A Expo ci sono i prodotti ma, tranne in casi rarissimi, non ci sono i barman: tuttalpiù ci sono dei ragazzi che si danno da fare al bancone, con risultati altalenanti. Un esempio catastrofico su tutti: avevo letto un’intervista sulle “specialità del Messico al Besame Mucho”, per cui mi sono fiondato subito lì per preparare questo articolo. Ebbene, mi hanno servito un Mezcal Margarita imbarazzante, che galleggiava su pezzettoni di ghiaccio mezzi sciolti. Quando ho detto al cameriere che non andava bene, mi ha risposto “eh ma in Messico lo facciamo così, al massimo te lo posso rifare frozen”. Va bene, gli ho detto. Mi ha riportato lo stesso cocktail shakerato, ma ormai caldino e annacquato… Alla fine, viste le mie rimostranze, ho ottenuto un Mezcal in omaggio.
Se volete bere, piuttosto, andate in Russia: con la Beluga non si sbaglia mai e la terrazza spacca! I drink costano 8 € e cambiano ogni settimana: noi abbiamo assaggiato “Love me Love me not” con vodka Beluga infusa alla camomilla, acqua all’ambrosia, liquore ai fiori di sambuco, limone, bianco d’uovo.
Del bellissimo bar del Regno Unito abbiamo già scritto nel paragrafo “Birra”: prendetelo in considerazione anche per un Classic British Pimm’s, un Tanqueray & Tonic o un J&B Honey & Lemon (8 €).
Nel luna park olandese c’è anche una terrazza dove farsi un Dutch Dry Gin con tonica. D’obbligo poi andarlo a smaltire sulla ruota panoramica più piccola del mondo mangiando funghi all’aglio (il viaggio è assicurato). A proposito di divertimento, anche andare sulla rete elastica del padiglione brasiliano dopo un paio di caipirinha (10 €) non è male.
Non male anche il bar spagnolo, tra gli ormai immancabili “gin tonics” e grandi classici, ci sono drink da scoprire come il Pata Negra o This is not Sangria.
E ora andiamo a est: Polonia e Bielorussia sono una buona soluzione se cercate uno shot o un drink economici da bere al volo mentre passeggiate.
E la Terrazza Martini? All’inaugurazione abbiamo scoperto che se piove ci si bagna, evidentemente Pininfarina non conosce il clima piovoso della nuova estate milanese. Per il resto l’aperitivo italiano costa 10 € e viene servito a tutte le ora con un piatto di appetizer. Interessanti gli appuntamenti con alcuni dei migliori barman italiani. Nota di portafoglio: i drink a base di Martini al bar della Coop costano 4 € (ma vuoi mettere la location?).
Gran finale a Identità Expo, il bar di Identità Golose: salite in terrazza e fatevi coccolare dai barman Fabiano Omodeo della Vermoutheria del ristorante I Due Buoi di Alessandria (affiancato da Antonio Marteddu e Toni Narkgi). Basta un’occhiata alla lista per capire che qui niente è lasciato al caso. Ne scelgo uno tra i drink a base di vino, l’Identità Mule con Gavi, vermouth bianco, ginger beer, menta fresca, lime, cetriolo, zenzero fresco: una delizia. Esperienza da ripetere a ogni visita di Expo.
Mentre scrivo un mio collega mi dice che Alessandro Rosso Group ha inaugurato il suo padiglione che ospita un bar di ghiaccio a -7 °C. Sono convinto che riusciranno a farmi credere che è sostenibile, ma a questo punto manco m’interessa. Dovesse arrivare il caldo vero, mi troverete là a bere vodka a temperatura ambiente.

P.S. A questo link un po’ di drink creati dai barman del Rita & Cocktails per Zero in occasione di Expo.