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Il nuovo metamenu alchemico del Pinch

"Un menu filosofale per scoprire insieme le quattro fasi alchemiche che conducono alla fonte di eterna ubriachezza"

Scritto da Martina Di Iorio il 13 febbraio 2017
Aggiornato il 28 marzo 2018

Raggiungere il Nirvana non è cosa semplice. Ci abbiamo provato con i corsi di yoga la domenica mattina, ma il saluto al sole non faceva per noi. Ci abbiamo riprovato leggendo Osho, ma abbiamo preferito di gran lunga il suo fake nelle pagine di Facebook (leggi qui l’intervista). Poi, provvidenziale come il bonifico quando il conto è in rosso, è arrivato questo invito dal Pinch per scoprire la nuova drink list di mezza stagione, a cavallo tra inverno e primavera. Un metamenu alchemico, un percorso verso l’illuminazione e il Nirvana: 12 cocktail che – tra il serio e il faceto – portano dritto alle fonti che conducono all’eterna ubriachezza. Ricordate la pietra filosofale? Sostanza alchemica per eccellenza, catalizzatrice di tutte le forze dell’universo, elisir di vita eterna? I ragazzi del Pinch – Mattia Lissoni, Fabio Brugnolaro ed Erik Viola – giocano al piccolo chimico (mai prendersi troppo sul serio) e creano un menu filosofale attraverso un percorso che come filo conduttore ha l’idea di trasformare la materia grezza in qualcosa di più nobile, da ingredienti semplici a complessi, come un moderno alchimista del gusto. Quattro le fasi che devono essere percorse per arrivare alla divina conoscenza del mondo, rappresentate con stile dalle illustrazioni gotiche del menu. Così con francescana sottomissione mi preparo alla scalata, guidata dalle mani sicure della premiata ditta targata Pinch.

Il menu filosofale
Il menu filosofale

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Etanomestizia: “l’individuo prende coscienza di tutti gli aspetti che lo incatenano a una vita mesta. Da qui parte il cammino verso libertà e illuminazione.” Il primo cocktail proposto è Peppa Ladruncola e questo nome ricorda un’imprecazione infantile che nell’immaginazione di Mattia prende le forme di una gazza ladra. Per questo i sentori che promana sono quelli della natura, di legno e resina, ottenuti con sciroppo di nocciole, centrifugato di uva, vodka Zubròwka, bitter alla liquirizia e affumicatura con abete fresco. Molto scenica la preparazione, viene servito in una sorta di nido con all’interno delle uova commestibili, per ricordare l’idea dell’uccellino. Complesso nei sapori con un retrogusto confettoso e dolce, mitigato dalla nota acida dell’uva.

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Un omaggio all’incantesimo di Harry Potter, un divertente gioco di parole reso possibile dall’utilizzo della Tequila Patron: Expecto Patron parte da ingredienti freschi, spremuti e poi frullati al momento. Spremuta di mandarino per dare acidità, polpa di fico d’india per la parte bitter, tequila, fettina di habanero per dare corpo e struttura, e una crusta di pistacchi in polvere. Gusto deciso, buon alcol e nota citrica forte ma equilibrata.

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Inizio a prendere coscienza del mondo ed entro a pieno titolo nella seconda fase del metamenu alchemico: ebbropsicosi, “dove il liquido alchemico pervade l’individuo e lo aggredisce come una scimmia nel cervello che fa scherzi alla lingua e frusta le ginocchia”.
Il Date Age è il cocktail che ho preferito con limone, plantation 3 stars, sloe gin, liquore alla camomilla e marmellata di datteri fatta in casa. Aspettate qualche secondo per berlo, come il the delle cinque ci spiega Mattia, affinché i pezzettini di dattero si depositino sul fondo. Fatevi portare poi un cucchiaino per raccogliere la divina polpa come ricordo finale del drink.

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Decisamente più invernale, sul ricordo di un Hot Toddy, è il Dragon Blood, chiamato così per il suo colore molto scuro come il sangue di un drago (chi non ne ha mai visto uno?). Un vero e proprio incantesimo servito caldo con Bourbon Maker’s Mark, sciroppo d’acero, angostura e acqua bollente. Un’infusione al dragoncello conclude il servizio di questa bevande che ristora nelle giornate fredde anzi freddissime, e dona la forza di una creatura mitologica. Ottimo, inebriante, in una parola alchemico.

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La mistura che viene servita poco dopo è lo Spiky, perfetto come aperitivo o per un dopocena pungente. Viene prima centrifugato il sedano al quale si aggiunge peychaud – un passion bitter più floreale e dolce dell’angostura -, punt e mes, pimento dram – liquore giamaicano a base di pepe – e gin Fred Jerbis composto da 43 botaniche. Note amare e profumo di radice “celerina sedanorum”, per un gusto molto vegetale.

Siamo con tutti i piedi nella terza fase alchemica, l’ubriachisticismo: momento dell’amore cosmico, delle visioni magiche, degli appetiti sessuali e dei canti guadenti. Ultimo sforzo per raggiungere l’illuminazione. Il Black Tiger è una sfida perché cerca, e ci riesce, di unire insieme due amari molto decisi e vigorosi in un drink digestivo con note speziate e balsamiche. Il Petrus e Il Fernet Branca vengono mitigati con sciroppo di miele, succo di cramberry, succo d’anans, rum jamaicano in minima parte, pepe nero e foglie di menta.

crema di crema alla

Ci avviciniamo al momento del Nirvana con Crema di Crema alla Edgar. Ricordate gli Aristogatti? La deliziosa crema che Edgar, fedele maggiordomo di Madame, prepara per addormentare Duchessa e i gattini e poterli così rapire nel sonno. Questo è l’intento con il quale mi viene servita questa pozione dove tequila, miele, aceto di mele e bitter all’arancia, si uniscono a un composto segreto creato con riso e the. Simile a un latte con una forte nota di riso tostato, morbido, cremoso, ma non dolce.

rob il saggio.

Ci siamo, percepisco la luce dell’infinito davanti a me, la luce dell’etilomistica – l’ultima fase – dove le fantasie di sublimano per ricongiungersi con il sé e con il divino. Ci dicono che potremmo essere pervasi in mattinata da maldicapus maximun, ma, per il momento, siamo felici. Non a caso tra le ultime proposte giunge Rob il Saggio (scotch whiskey, vermouth Cocchi, vermouth Carlo Alberto, liquore alle ciliegie, angostura, orinoco bitter), una variazione sul Rob Roy (con scotch, vermouth e angostura) tramutata in elisir contemporaneo. Rotondo, balsamico e con note di frutti rossi. Scalda l’animo e il cuore.

italian ting

Ce la posso fare, vedo la fine, l’Italian Ting sarà il mio congedo ufficiale: sherbet di agrumi , rum Appleton Reserve, Rum Bianco. Si ispira alla Jamaica, dove per bere rum si ha l’abitudine di allungarlo con il ting, una bevanda agli agrumi. Coste caraibiche si aprono davanti a me, ma guardando bene è solo il Naviglio che, grazie ai ragazzi del Pinch, è un vero paradiso.