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Nicola Zanola

In occasione di Linecheck - Music Meeting and Festival abbiamo intervistato Nicola Zanola, ideatore di GetWYS

Scritto da Martina Di Iorio il 14 settembre 2016
Aggiornato il 23 gennaio 2017

Nicola Zanola ha le idee chiare e va dritto sulla sua strada. Ideatore del Barrakud Festival (una settimana di vacanza in Croazia all’insegna della musica elettronica), ora tra i fondatori di GetWYS ovvero il charitygram che trasforma gli scatti delle persone in un gesto di beneficenza. In questa chicchierata, in occasione di Linecheck – Music Meeting and Festival, ci spiega il suo progetto: quello di trasformare il senso comune del divertirsi e del fruire la musica elettronica in una attività dal valore pubblico, come raccogliere fondi per donazioni benefiche.

Zero – Puoi presentarti? Chi sei e di cosa ti occupi?
Nicola Zanola – Ho co-fondato alcuni progetti, tra cui Barrakud, Connect e Pow Wow e speso gli ultimi 9 anni nel campo dei festival e del turismo cercando di innovare il modo in cui le persone vivono e condividono esperienze. Nel mio percorso ho imparato due cose: la prima è che i promoters e artisti sono in fondo dei creatori di felicità, grazie ai quali le persone vivono momenti e atmosfere in cui poter essere migliori di come la vita di tutti i giorni li vorrebbe. Per questo la loro creatività e il loro lavoro hanno un valore pubblico e questo valore deve essere raccontato alla società tutta.
In secondo luogo che il “senso comune” vorrebbe dirci come passare una serata con i nostri amici a ballare, conoscere persone, divertirsi e magari fare mattino sia un’operazione di consumo e non di produzione, una scelta effimera, nulla più di uno svago se non addirittura uno spreco. Noi pensiamo invece che quando più persone si incontrano nel contesto di un’esperienza intensa queste diventano più tolleranti, curiose e open-minded, ossia esattamente ciò di cui la nostra comunità ha più bisogno. Per questo la loro attitude è preziosa e ha un valore pubblico.
GetWYS, il nuovo progetto al quale ho deciso di dedicarmi ora, nasce proprio per rappresentare questa visione e darle corpo.

Puoi spiegare meglio cos’è GetWYS? Chi c’è dietro?
GetWYS è un progetto che ambisce a creare un link tra organizzazioni non governative e club culture con 3 obiettivi chiari: permettere ai promoter e artisti che hanno una sensibilità sociale di esprimerla in modo semplice ma concreto e di poterlo fare senza che gli siano richiesti sforzi di alcun tipo (organizzativi, economici, di conoscenza, etc..; coinvolgere gli utenti della musica elettronica in una narrazione che dia un senso al loro amore per la notte e che trasformi la loro felicità in impatto sociale; aiutare le organizzazioni non governative a raccogliere fondi dal target dei giovani, target che non agisce perché spesso bloccato da meccanismi di donazione troppo costosi, burocratici, noiosi e basati sul senso di colpa piuttosto che sull’enfatizzazione di qualcosa di positivo.
Il progetto è nato dall’incontro/scontro tra la mia visione della musica elettronica e il mondo della social impact economy, dove ho avuto la fortuna di incontrare Michele, psicologo esperto di UX e Marouan, ingegnere informatico, che hanno co-fondato il progetto con me.

Trasformare la nostra felicità in qualcosa che abbia un forte impatto sociale
Trasformare la nostra felicità in qualcosa che abbia un forte impatto sociale

Qual è stato il processo che ha portato all’ideazione di questo progetto? Come è nato?
GetWYS è nato da un mio bisogno personale che si potrebbe raccontare così: ho fatto il promoter per parecchi anni ma nonostante abbia sempre voluto creare campagne benefiche, non ci sono mai riuscito. Perché se produci, comunichi e vendi (al pubblico italiano che compra all’ultimo secondo in particolare) non hai energie da dedicare a qualcosa che costa, che è complicato e che ruba tempo, per quanto bello possa essere.
Ecco, GetWYS nasce dalla mia sensazione di non essere il solo ad averlo pensato almeno una volta e dalla voglia mia, di Marouan e di Michele (co-founders con me) di risolvere questo problema creando valore per le persone, i promoter e le Organizzazioni Non Governative.

Perché hai pensato di unire proprio il mondo della musica elettronica e più in generale della musica a questa iniziativa benefica?
La nostra iniziativa parte da un’ipotesi semplice: la club culture esprime un’idea di condivisione della felicità estremamente potente, vicende come quella di Ten Walls raccontano però che la nostra è una scena che rappresenta i propri valori solo quando questi vengono attaccati e che altrimenti si rifugia nel silenzio. Ten Walls fece delle affermazioni omofobiche sulla propria fanpage, alcuni utenti iniziarono a rispondere e in breve si creò un caos tale da cancellare in un attimo l’intera carriera dell’artista. Il suo booking, la sua label, il suo management, i festival che l’avevano messo in line up, in sostanza tutti lo mollarono di colpo. Seguendo la vicenda trovai interessante vedere con quale foga, rapidità e compattezza una montagna di utenti e addetti ai lavori si scagliò contro di lui, ma più del il fatto in sé mi incuriosiva il silenzio, quello del prima e quello del dopo. Il dance-floor esprime valori fortissimi, solo che nessuno ne parla a meno che non vengano esplicitamente attaccati, non esiste un linguaggio diffuso. Serviva allora trovarne uno, efficace e alla portata di tutti attraverso cui dare un significato alla felicità che il lavoro dei promoter e degli artisti, insieme all’entusiasmo delle persone, sono capaci di creare.

Come funziona? Ci spieghi il meccanismo di donazione?
In realtà ci sono diverse soluzioni in fase di definizione o prototipazione, in questo momento stiamo incontrando moltissimi “addetti ai lavori” per capire con loro cosa funziona e cosa no e per stendere ipotesi da testare e validare. C’è un’idea però che stiamo particolarmente spingendo, si chiama Charitygram ed è una mobile app gratuita attraverso cui chiunque può creare, pubblicare e condividere una fotografia, e in due soli click abbinare a quella fotografia una micro-donazione (da 50 cents a 3 euro) a sostegno di una campagna benefica a cui tutta la community contribuisce.
È un po’ come se trasformassimo ricordi in impatto sociale.
Il messaggio è: “Non importa se tu sia uscito da un club a Città del Messico, a New York o a Londra, non importa che siano le 4, le 6 o le 10 del mattino, che tu viva nell’emisfero Boreale o in quello Australe, che tu abbia pagato 100 o 0 euro il ticket. Sul dance-floor tutti condividiamo la stessa, intensa felicità. Ora con GetWYS puoi inviare quella felicità, trasformarla in aiuto concreto ed essere parte di una community globale che crea impatto sociale. Dai valore ai tuoi scatti migliori e alla tua felicità, dai valore a te stesso.”

"Dai valore ai tuoi scatti migliori e alla tua felicità, per dare valore a te stesso"
“Dai valore ai tuoi scatti migliori e alla tua felicità, per dare valore a te stesso”

Tra i vostri sostenitori ci sono molte organizzazioni note nel panorama del clubbing e dei festival italiani. Chi sono e come sei entrato in contatto con loro?
Quest’estate stavo a Musical zoo e c’era un panel, coordinato tra l’altro da Zagor, in cui diversi promoter raccontavano le proprie esperienze. Lì ho incontrato Denis, che oltre ad essere l’illuminato ideatore di Jazz:Re:Found è anche segretario di Italian Quality Music Festival, da lì una chiacchierata a tre con lui e Dino Lupelli e in breve l’adesione degli associati di IQMF a cui man mano si stanno aggiungendo altri promoter e amici. L’entusiasmo che abbiamo trovato ci dice che la nostra ipotesi è verificata: ci sono moltissimi attori del mondo della musica elettronica e indipendente che hanno una forte sensibilità sociale e voglia di esprimerla coinvolgendo il proprio pubblico.

Pensi che il c.d. Charitygram possa essere il futuro delle donazioni? High Tech e solidarietà possono vivere proficuamente insieme?
Come dicevo, il Charitygram ci piace molto ma ci sarà bisogno di diverse altre soluzioni che insieme possano disegnare un ecosistema di strumenti in grado di trasformare ogni manifestazione di felicità in impatto sociale. Oggi il modo in cui le persone rappresentano la propria felicità è fortemente legato alla tecnologia, che per questo è il nostro linguaggio e il nostro terreno naturale. Scegliere di basare la nostra piattaforma sul concetto di micro-donazione mobile ci permette di ambire a mobilitare i milioni di giovani che oggi non donano. Vogliamo essere semplici, inclusivi, divertenti, trasparenti ed efficaci, perché è a queste parole chiave che è legato il futuro delle donazioni che immaginiamo.

Ora siete impegnati a raccogliere fondi per il recente terremoto del Centro Italia: come sta andando?
La campagna a favore delle attività di Save The Children rivolte a sostenere bambini e adolescenti nel superamento del trauma del terremoto è in questo momento in fase di set-up. Stiamo contattando molte realtà per capire chi in Italia ha l’attitudine che cerchiamo e come dicevo i feedback sono ottimi, a breve partiremo con la raccolta vera e propria, incrociamo le dita!

GetWYS si sta impegnando in una campagna di raccolta fondi a sostegno dei bambini colpiti dal terremoto in Centro Italia insieme a Save The Children
GetWYS si sta impegnando in una campagna di raccolta fondi a sostegno dei bambini colpiti dal terremoto in Centro Italia insieme a Save The Children

E voi come vi sostenete?
Siamo una realtà low-profit che non intende speculare ma vuole remunerare correttamente i propri soci, collaboratori e investitori. Abbiamo due strade per poter essere autonomi e indipendenti: trattenere dalle donazioni raccolte (per ora non accade) una fee, massimo del 15%, e collaborare con brand privati ai quali offrire strumenti adeguati per manifestare la propria sensibilità sociale. Quanto più raccoglieremo dai brand, tanto meno tratterremo dalle donazioni, idealmente le trattenute a regime dovrebbero azzerarsi.

Progetti per il futuro?
C’è subito una novità, GetWYS ha commissionato a Krisis Publishing (editore tra le altre cose dell’Atlante dei classici padani di Padania Classics) la direzione editoriale di GROUND, una collezione di pannelli 70×100, ognuno dei quali racconta un episodio storico di incontro tra musica e contesti sociali. GROUND è un progetto di co-creation, infatti ogni pannello/racconto è proposto e curato da un giornalista in collaborazione con il proprio magazine. A breve partiremo con una collezione di pannelli “su invito” e successivamente apriremo una call for entries permanente. Il nostro obiettivo è costruire il primo archivio on/off line dedicato all’impatto sociale della musica elettronica e indipendente, la nostra mission è quella di rappresentare un fatto semplice ma spesso sottovalutato: la nostra musica ha sempre avuto un impatto sociale e non sarebbe oggi il movimento generazionale più grande al mondo se così non fosse sempre stato.