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Edoardo Cutrino e Gianluca Ridolfi (Mint Sound)

Un negozio di vinili in un'ex fabbrica, ma soprattutto un luogo di incontro per appassionati di club music. Mint Sound ha aperto i battenti a febbraio 2016 grazie a un crowdfunding e vi toglierà la voglia di comprare dischi online

Scritto da Salvatore Papa il 29 febbraio 2016
Aggiornato il 23 gennaio 2017

Foto di Giuliana Capobianco

È il primo vinyl shop di Bologna interamente dedicato alla musica elettronica, uno di quei luoghi nei quali la parola “passione” non suona anacronistica e stucchevole essendo realmente l’unico motivo che giustifica gli sforzi. Sia perché il lucro non è lo scopo, sia per la modalità che ne ha consentito la nascita: un crowdfunding che in un mese ha raccolto 67 sostenitori e 4.135 euro, quello che bastava per comprare una base di dischi, ristrutturare lo spazio, acquistare un impianto e pagare i primi affitti.

Mint Sound ha aperto il 18 febbraio scorso con una bella festa che ha raccolto appassionati e operatori del settore. Si trova in un ex fabbricato industriale della Cirenaica, condiviso con l’associazione Studio SoundLab, che si occupa di produzione e promozione musicale (due sale prova, uno studio di registrazione e un open space).

L’idea del posto per “club music lovers” appartiene ai giovanissimi Edoardo Cutrino e Gianluca Ridolfi (da destra a sinistra nella foto in alto). Il 4 marzo li trovate al Freakout con un’altra festa e, ovviamente, un banchetto di dischi. Noi non potevamo non intervistarli.
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ZERO – Chi siete, che cosa fate, dove andate?
Mint Sound – Dove andiamo non lo sappiamo ancora, ma sappiamo quello che stiamo facendo. Siamo Edoardo Cutrino, 20 anni, studente, e Gianluca Ridolfi 26, laureando in G.I.O.C.A. (Gestione innovazione culturale e artistica). Edoardo è arrivato all’Associazione Culturale Studio SoundLab per un corso di tecnico del suono tenuto dal fonico residente e produttore Alberto Irrera. Gianluca era già lì per un tirocinio. Dalla comune passione per la club music, è nata l’idea del Mint Sound.

Cos’è Mint Sound?
Nel gergo del mondo del vinile, Mint indica il disco nuovo di zecca. Quindi un vinyl shop, solo nuove uscite selezionate, ma non solo. Il Mint Sound è innanzitutto un luogo d’incontro per appassionati di musica elettronica e addetti ai lavori.

Leggo “Mint Sound non è una discoteca, non è un bar”. Mi suona un po’ dispregiativo. Sbaglio?
Mah, non direi dispregiativo. La discoteca e il bar sono luogo di socialità importanti ma il Mint Sound è qualcosa di diverso. Al centro c’è soltanto la musica, come primo strumento per comunicare, per sentire il mondo allo stesso modo. Ricerca, passione, prospettiva. Vendiamo dischi e promuoviamo una sottocultura che a Bologna come in altre città del mondo nutre scene decisamente importanti.

Che differenza c’è con Studio SoundLab, che abita lì come voi?
Mint Sound non avrebbe mai visto la luce senza SoundLab, che ha accettato con entusiasmo il nostro progetto, supportandolo e sponsorizzandolo.
L’associazione è nel suo piccolo un centro polivalente per la produzione musicale, che comprende uno studio di registrazione, sale prova, oltre a ospitare laboratori e l’etichetta indipendente FonoFabrique che si occupa di world music, jazz, cantautorato. Da anni SoundLab promuove progetti dedicati al sottobosco musicale bolognese, ma non si era ancora aperta al panorama della musica elettronica, così ha colto subito l’opportunità.

Lo staff di SoundLab. Da sinistra a destra: Giovanni Maraschini, Alberto Irrera, Gianluca Ridolfi, Edoardo Podo, Daniela Guccini, Davide Crucitti, Edoardo Cutrino.
Lo staff di SoundLab. Da sinistra a destra: Giovanni Maraschini, Alberto Irrera, Gianluca Ridolfi, Edoardo Podo, Daniela Guccini, Davide Crucitti, Edoardo Cutrino.

 

E che differenza c’è fra Mint Sound e un negozio di dischi bolognese?
Il Mint Sound nasce da una campagna di raccolta fondi (crowdfunding). Conosci un vinyl shop nato dal contributo volontario di più di 60 persone?
Adoriamo gli altri negozi di dischi della città e con i dischi presenti al Mint Sound andiamo semplicemente ad arricchire l’offerta musicale locale con una selezione di nuove uscite di musica da club. Il modello di sostenibilità intrapreso punta ad alimentare l’interesse verso la musica in vinile, favorendo quindi tutti gli store locali.
Il Mint Sound però non vuole solo vendere dischi. Promuove la cultura sia del vinile che della musica elettronica, così come le sinergie fra musicisti e produttori che animano lo studio di registrazione. Come? Offriamo una connessione diretta con i servizi e l’intera galassia della stampa su vinile. Inoltre siamo al lavoro per una programmazione che comprenda workshop, mostre e live music, sia fuori che dentro lo spazio di Via Sante Vincenzi. È un salotto in cui gli interessati possono contaminarsi, confrontarsi e costruire.

Come riuscite ad avere “un prezzo complessivo inferiore a quello del web”? Potete farci un esempio?
Ci teniamo a sottolineare che il Mint Sound non ha una natura commerciale, per il semplice fatto che è figlio di un’associazione culturale senza scopo di lucro. Non abbiamo clienti, ma soci. Per “prezzo complessivo inferiore a quello del web” si intende che noi ci prendiamo carico dei costi di spedizione e proponiamo un prezzo con un margine minimo in grado di auto sostenere la fornitura dei dischi. In breve, se un disco appena uscito lo pagheresti 10 su Discogs, più 10 di spedizione, da noi lo trovi a 12-13…

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Prima compravate online anche voi? E dove?
Sì, dai principali store online come Juno Records, Deejay.de e per l’usato ovviamente anche Discogs. Gianluca usa solo Bandcamp, è un tipo strano.

Chi di voi fa cosa?
Ci dividiamo il lavoro e soprattutto viviamo il supporto quotidiano di amici colmi di competenze e idee.

In una recente intervista, Pierfrancesco Pacoda ci ha detto che la club culture è morta o, quantomeno, è diventato un fenomeno di nicchia. Siete d’accordo?
Nonostante una nostalgia difficilmente interpretabile, Pacoda fa comunque riferimento “all’underground, ai piccoli spazi, alle feste dove ancora si coltiva l’idea che il club è un luogo di sperimentazione”. Siamo d’accordo.
La club culture non è morta, ha soltanto una lunga storia, e spesso si ha la sensazione che un passato glorioso possa inibire la ricerca del nuovo. Se vogliamo, la club culture ha vissuto da sempre fenomeni potenzialmente letali come lo sfruttamento commerciale, l’ampliamento del pubblico, la creazione di divi omologanti. Certo in tanti anni qualcosa si è perso, è “morto” per sempre, forse per il fatto stesso che è già successo e non tornerà uguale a prima. Eppure c’è un flusso di idee e di ritmi che è sopravvissuto proprio in percorsi silenziosi e sotterranei, il più possibile al riparo dai flash del solo binomio profitto/consumo (una questione di resistenze, no?). È qui che si trova tuttora lo spirito, il mood che fa la differenza. In sostanza ciò che ci permette di continuare ad interpretare una tradizione.

Uno degli obiettivi è “creare un punto di riferimento per gli amanti dei generi musicali da dancefloor”. Ce ne sono abbastanza a Bologna per andare avanti?
Ci sono realtà solide per ogni sottogenere elettronico. Oltre ai club veri e propri che fanno programmazioni di qualità non esiste ancora un luogo come il Mint Sound, dove un martedì nevoso di febbraio puoi trovare due piatti accesi e un impianto in quadrifonia a disposizione per sperimentare e, se vogliamo, giocare. Da qui nasce secondo noi l’idea vincente. Se passasse per di qua un appassionato di questi generi musicali al giorno, dovremmo stare aperti per anni di fila.

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Aldilà della specifica proposta musicale, c’è un’idea di “atmosfera” che avete più o meno in mente e che vi piacerebbe ricreare?
Il salottino, il circolo, l’ambiente familiare in grado di far sentire a proprio agio chiunque, da chi non ha interesse verso questi generi musicali, a chi ci lavora. La ristrutturazione dello spazio è stata fatta con questa immagine ben chiara in testa. Forse ci siamo riusciti. La conferma è arrivata dalle reazioni e interazioni dei partecipanti nel giorno di apertura. Tutto ciò e’ stato possibile grazie al supporto artistico di Davide Crucitti.

Come siete arrivati in via Sante Vincenzi? Il fatto che siate fuori dalle mura potrebbe essere uno svantaggio?

In questo momento a Bologna, se fai musica, essere fuori mura è un vantaggio perché in centro le problematiche di convivenza sono davvero molte. Si tratta di un interno di una fabbrica dei primi del ‘900. Al Mint Sound non entri per caso, ci devi cercare. Ma poi siamo realmente a due passi dal centro, tra Porta S. Donato e Porta S. Vitale. I ragazzi del SoundLab hanno impiegato circa un anno per trovarlo, non è stato facile. È un posto “riparato” ma allo stesso tempo assolutamente a portata.

Siete in affitto?
Si tratta di un co-working, con un costo poco più che simbolico. Il SoundLab mette a disposizione delle postazioni di lavoro con tutto il necessario. Ad oggi c’è anche una fotografa e un operatore video: dalla condivisione nascono le opportunità!

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Fra i servizi che offrite c’è anche la stampa su vinile. Quanto costa?
Dipende dal numero di copie che si vogliono stampare. I prezzi sono nella media Europea. Per 300 copie si parte da circa 900 euro. Facciamo leva sul fatto che il Vinilificio di Bologna vanta una grande professionalità, che conta da vero valore aggiunto al servizio.

Qual è l’importanza del supporto fisico?
…lo puoi manipolare e farne un’opera d’arte…

Con quali altre realtà del territorio vorreste fare rete?
Oltre a quelle descritte nelle nostre pagine web con le quali abbiamo già iniziato a collaborare e che hanno supportato fin da subito il progetto, con tutte quelle che condividono l’obiettivo comune: costruire con serietà.
Abbiamo parecchie cose in testa ma dato che stiamo prendendo un po di tempo per formulare bene quale possibile servizio possa essere veramente importante per chi “vive” di musica, dal producer al dj. Ma non vogliamo anticipare cose che poi non accadono. Abbiate pazienza, restate sintonizzati.

E che tipo di eventi proporrete in futuro?
Sicuramente performance di improvvisazione tra musica elettronica e strumentale. La rete dello Studio SoundLab è molto interressante: Michele è un genio dell’improvvisazione al pianoforte. Suona spesso su techno-ambient. Pippi è un contrabbassista di fama, cerca dei producer in grado di accompagnarlo contaminando la sua produzione musicale. Giovanni (il presidente) è un batterista Funk, ha improvvisato una performance live con uno degli scratchers del Tava tava nel giorno di apertura…non l’avevamo quasi mai visto col sorriso a 36 denti. Il tutto condito con esposizioni artistiche ben studiate. In più, spazio alle proposte di tutte le realtà che continuano a supportare.

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Quali sono i dischi che finora avete venduto di più?
Ci riforniamo di singole copie per ogni disco, un discorso “no sense” per qualsiasi attività di vendita dischi. Non è possibile dire quali titoli sono i più venduti. In questa prima settimana abbiamo venduto un po’ di tutto, dalla drum&bass e jungle selezionata da Enrico (Lizard) alla techno di Rodhad e quella della super nuova etichetta greca Vanila, dalla jazzy house della Money Sex Records alla minimal Berlin style. È stato magnifico. Questa particolarità è sicuramente dovuta dal fatto che spendiamo tempo a ricarcare i dischi giusti, usando parametri e fattori che vanno al di là del gusto personale. In più stiamo cercando di spingere molto il servizio di ordine: dicci che dischi vuoi e te li prendiamo, siamo piuttosto rapidi.

E quelli che state ascoltando voi?
Gianluca: Skee Mask – Shred. Pare ci venga a trovare ad aprile grazie ai ragazzi di Habitat.
Edoardo: il Dj Kicks di Moodymann no stop.

Quali sono i vostri posti del cuore a Bologna: bar, ristoranti e luoghi per la musica?
Colazioni al Caffè Rubik. Birre no stop tra Coffee and Cigarettes e Lortica. Il Modo Infoshop. Amari di notte fonda alla Paresse. Luoghi di cultura come il MAMBo e varie gallerie d’arte. Musica al Link, Freakout, AtelierSì, TPO, Sottotetto, Studio54, feste in casa di amici…i posti dove si respira ancora quella club culture di cui parla Pierfrancesco Pacoda. Speriamo qualcuno del sottobosco parli bene prossimamente degli “afterini qualità” (a buon intenditor…).