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Laurina Paperina

Il 28 maggio apre una mostra dell'artista-fumetto Laurina Paperina alla Martina's Gallery, Mixtape

Scritto da Lucia Tozzi il 23 maggio 2016
Aggiornato il 23 gennaio 2017

Il mondo di Laurina Paperina è sostanzialmente una Divina Commedia a fumetti (saltando i noiosissimi Purgatorio e Paradiso, però), fatta di contrappassi e temibili lordure. Shitman è un grandissimo stronzo che si vendica del disprezzo generale fagocitando tutto nella merda, gli artisti vengono uccisi ognuno secondo quel che si merita: Fontana da Zorro, che rivendica il primato del concetto spaziale, Banksy dai suoi topi, Damien Hirst spolpato dalle sue farfalle, Andy Warhol decapitato dalla banana, e Marina Abramovich nel cozzo contro il corpo nudo di Ulay. La giustizia divina opera implacabile quanto la mano di Laurina, che nella sua personalissima Smorfia – che Rolling Stone le ha commissionato per Pitti – interpreta Pulcinella come Batman e il morto che parla come uno zombie. Qualunque sia il formato e il medium prescelto – disegno, animazione, murales, scultura, fotografia – l’universo paperinesco colpisce ancora e ancora, e per capire a che punto è immerso nello spirito pop anni 80 è fondamentale sapere che lei aveva cominciato a disegnare personaggi con tanti occhi molto prima dei Simpson. Molto di tutto questo lo trovate dal 28 maggio da Martina’s Gallery, nella mostra mixtape a cura di Rossella Farinotti.

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CHi sei? Che tipo di storia di artista è la tua? Come hai costruito questa incredibile rete che ti fa girare per mezzo mondo stando in mezzo alla
montagna?

Ciao, io sono Laurina Paperina, potrei definirmi un’artista visiva con il corpo umano e la testa di papera, o viceversa. Il mio curriculum dice che la mia storia artistica nasce ufficialmente quattordici anni fa, nel 2002, con la mia prima mostra collettiva in un museo di Trento. Ufficiosamente è nata qualche anno prima, quando presi coscienza che quello che volevo fare nella vita era disegnare, dipingere, inventare cose e farle vedere alla gente; così iniziai a girare per gallerie private alla ricerca di qualcuno che credesse in me o per lo meno in quello che stavo facendo (all’epoca facevo cose tipo pittura grunge mista a fumetti, una sorta di mix tra un dipinto di Basquiat venuto male e un disegno di Haring fatto in super velocità). Dopo un po’ di tempo incontrai il mio primo gallerista (A.P.) che portò i miei lavori nelle principali fiere d’arte del mondo e mi aiutò a farmi conoscere – almeno un po’- anche fuori dall’Italia… e tutto iniziò così.

“E.T.”, lambda print, 76x50.8 cm, 2014
“E.T.”, lambda print, 76×50.8 cm, 2014

Come funziona la tua economia?
Non sono brava a parlare di economia, non ci capisco un granché, però quello che posso dirti, sinceramente, è che sono una risparmiatrice, anche perché il lavoro che faccio mi obbliga ad esserlo.

Unicorns in Love, 40x30, 2013
Unicorns in Love, 40×30, 2013

Che fai quando vieni a Milano? Chi ti piace, quali posti ti piacciono? quali che non hai ancora visto ti incuriosiscono?
La prima mostra a Milano è stata alla galleria Toselli, nel 2004. Poi ce ne sono state molte altre nel corso degli anni, come Hype ad Assab One, Nuova creatività italiana alla Chiesa di San Carpoforo, Byob al Museo Pecci, Subterrain Modern in via Tortona 32, Schermi delle mie brame alla Triennale, oppure la mostra dei finalisti del premio Cairo al Palazzo della Permanente: gli ultimi progetti a cui ho partecipato sono stati alla Fabbrica del Vapore con le mostre Urban Art Renaissance e Se a Milano ci fosse il Mare; se si cammina in giro per la città si possono incontrare anche le mie Energy Box, delle cabine dell’elettricità trasformate in cervelletti mutanti (esattamente a Piazza della Repubblica, piazza Filippo Meda e alle Colonne di San Lorenzo).
Parlando di cose che amo della città, in particolare modo nell’ultimo periodo, è stato l’intervento degli OsGemeos all’Hangar Bicocca, spazio fantastico che consiglio a tutti di visitare appena possibile; poi devo citare assolutamente la scultura L.O.V.E., ovvero la manona col dito medio di Cattelan posta al centro di Piazza Affari; quando ho tempo è sempre bello passare dal Leoncavallo, dove si trovano dei gran bei pezzi di street art. I ristoranti giapponesi sono un must per me che adoro la cucina orientale e a Milano se ne trovano di davvero molto buoni.

Artists Balloons, Shirin Neshat 2008
Artists Balloons, Shirin Neshat 2008

Come hai conosciuto la curatrice (la nostra mitica Rossella) e la gallerista?
Ho conosciuto Rossella in una festa a Bologna, durante un’Arte Fiera mi pare. Avevamo un amico in comune che ci ha presentato, il mitico Albert Pinya. Da parte mia c’è sempre stata la voglia di collaborare con lei e finalmente è arrivata l’occasione giusta.

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Che mostra sarà Mixtape?
Mixtape è una sorta di riassunto del mio percorso artistico degli ultimi dieci anni; disegni, dipinti, video e piccoli wallpainting saranno presenti per la prima volta nella galleria di Martina Corbetta, giovane gallerista con la quale ho intrapreso questa nuova collaborazione.

“Roar”, tecnica mista su cartone, 20.5x18.5 cm, 2013
“Roar”, tecnica mista su cartone, 20.5×18.5 cm, 2013

Cosa leggi? quali sono le cose (dai fumetti ai romanzi) che hai più riletto e quali invece le più recenti?
Leggo fumetti, fanzine, libri d’arte. Negli ultimi anni leggo cose solo se hanno delle immagini che mi piacciono. Amo i comics di Robert Crumb, Daniel Clowes, gli italiani Dottor Pira e Maicol & Mirco… l’ultimo “libro disegnato” che ho letto è Prison Pit di Johnny Ryan.

Nike of Samothrace
Nike of Samothrace

Ti senti affine allo spirito di Zerocalcare (personaggio) nel culto di fumetti e cartoni oppure pensi che ci sia qualcosa di profondamente diverso nel modo in cui hai assorbito quel genere di cultura?
Zerocalcare lo seguo su Wired. È bravo, anche se devo ammettere che devo ancora leggere il suo ultimo libro: Kobane Calling mi incuriosisce perché mi da l’idea di essere un progetto coraggioso e son curiosa di capire come sia riuscito a parlare di un tema così particolare attraverso il linguaggio del fumetto….

Che rapporto hai con le fanzine?
Me le mangio. Sono la mia passione.

“Shitman”, tecnica mista su tela, 80x80 cm, 2012
“Shitman”, tecnica mista su tela, 80×80 cm, 2012

Cosa fai quando non lavori?
Esco col mio cane, Zelda: la sto addestrando a diventare un cane skater, penso ne abbia le doti. Poi vado al cinema, ascolto musica, disegno, penso a nuovi progetti, mangio la pizza, le patatine, faccio vita sociale, gioco ai videogames, guardo la tv, dormo.

Come usi il computer e le tecnologie?
Il computer è principalmente uno strumento del mio lavoro. Lo uso per disegnare, per fare animazione video. Poi lo uso anche per “spammare” le mie cose sui social, per aggiornare chi mi segue sugli ultimi progetti a cui sto lavorando.

Artist Balloons - Banksy - 2009
Artist Balloons – Banksy – 2009

Qual è la personale che ti è piaciuta di più? e invece a quale collettiva sei stata più felice di partecipare?
Ogni mostra che ho fatto mi ha lasciato qualcosa e mi ha portato a confrontarmi con situazioni e luoghi diversi, facendo in modo di poter crescere sia artisticamente che personalmente; però quella a cui sono più affezionata è stata la mia prima personale negli Stati Uniti, a New York… un sogno che si è avverato, è stata un’esperienza bellissima ricca di avvenimenti e incontri importanti. La collettiva a cui sono più legata invece, ovvero la prima che mi viene in mente, è Rendez-Vous 09, mostra che faceva parte della Biennale di Lione: non tanto per l’importanza della mostra, ma perché è stato un viaggio che ho fatto con
una mia cara amica, dove ci siamo divertite ed è stato un viaggio apocalittico, dove ci sono successe tantissime cose strane.

Dici che hai disegnato sui muri ma non ti definiresti mai una street artist. Ci illustri questa tua posizione?
Ai giorni nostri essere definito uno street artist non significa niente. Chiunque faccia un’opera in esterno (che sia un muro o un’installazione) viene definito uno street artist. C’è molta confusione in merito a questo argomento… quindi se devo farlo, io mi definisco una disegnatrice. Che sia un foglio di carta, una tela, un muro o un palo della luce non importa, se posso io ci disegno sopra. I miei primi murales li ho fatti all’interno di spazi pubblici, come integrazione ai lavori in mostra: solo negli ultimi anni mi è capitato di fare dei muri in esterno.

Laurina-Paperina

Ci parli del tuo progetto di smorfia per Rolling Stone?
Nicolas Ballario, curatore d’arte e collaboratore di Rolling Stone, mi aveva chiesto di pensare a un progetto per Pitti Immagine Uomo, che mettesse in relazione il tema dei numeri (tema di quest’anno di Pitti) con la musica/cultura: così ho pensato a una reinterpretazione della Smorfia napoletana. L’opera, intitolata Wall of fame sarà installata nel cortile della Polveriera della Fortezza da Basso e prevede una maxi parete con illustrati i 90 numeri, che reinterpreteranno ironicamente icone provenienti dal mondo della musica, del cinema, della televisione e della cultura internazionale.

“Wall of fame (la smorfia)”, n.71 Shitman, 2016 (L'omm' e' merda)
“Wall of fame (la smorfia)”, n.71 Shitman, 2016 (L’omm’ e’ merda)

E del progetto delle cartoline? quando lo considererai finito?
Il progetto delle cartoline non so se avrà mai una fine; infatti è da anni che sto collezionando queste cartoline prese nei mercatini in giro per il mondo, sulle quali disegno e ricreo dei mondi paralleli, dei personaggi immaginari che modificano il concetto di quel particolare luogo; lo scopo è di riuscire a fare una mostra o un progetto ad hoc, però è una cosa che sembra infinita: più ne disegno e più mi sembra che non siano abbastanza. Forse morirò seppellita da una montagna di cartoline.

“Wall of fame (la smorfia)”, n.55 The Kiss, 2016 (A' Museca)
“Wall of fame (la smorfia)”, n.55 The Kiss, 2016 (A’ Museca)

Qual è la situazione più folle in cui ti sei trovata?
Sinceramente non ricordo. Devo ammettere di avere seri problemi di memoria.

“Wall of fame (la smorfia)”, n.75 Batman, 2016 (Pullecenella=Pulcinella)
“Wall of fame (la smorfia)”, n.75 Batman, 2016 (Pullecenella=Pulcinella)

E la più pericolosa, da qualsiasi punto di vista?
Ovviamente sì, ma non lo ricordo.

“Wall of fame (la smorfia)”, n.89 La Regina, 2016 (A' vecchia)
“Wall of fame (la smorfia)”, n.89 La Regina, 2016 (A’ vecchia)

Chi sono gli artisti che segui di più?
Gli artisti che seguo cambiano praticamente ogni settimana, attualmente mi interessano molto gli Space Invaders, Raymond Pettibon, Hieronymus Bosch, Cory Arcangel, David Lynch, Barry McGee…

Glilbert & George dalla serie Braindead, 2007
Glilbert & George dalla serie Braindead, 2007

Cosa bevi? dove vai se vuoi farti un cocktail?
Bicchierini di caffè, birra, vino e acqua del rubinetto. Cocktails non ne bevo molti, ma se ne voglio uno buono, vado nel mio bar preferito, il Locos di Rovereto, e me lo faccio fare.

Preferiresti essere un personaggio del mondo di Walt Disney o di Matt Groening?
South Park!

Il tuo film cult?
The Goonies, Pulp Fiction, Lo squalo, Ritorno al Futuro, Ghostbusters… e i film di serie B.

Pulp Fiction - Mr. Wolf dalla serie Losers (superfake)
Pulp Fiction – Mr. Wolf dalla serie Losers (superfake)

Da dove viene la tua vena sadico – splatter?
I film di serie B sono sempre stati una fonte d’ispirazione. In particolare modo quelli horror degli anni ottanta/novanta, come “Dal tramonto all’alba” (di Robert Rodriguez), “L’armata delle tenebre” (di Sam Raimi), “La terra dei morti viventi” (di George Romero) o “Gli schizzacervelli” (di Peter Jackson) hanno fatto si che venisse alla luce la mia vena splatterosa.

Non faresti mai una vita urbana?
Oggi ti rispondo di no, ma domani potrei cambiare idea

Papemobile
Papemobile