In un articolo del 1956 che si intitola Noi sogniamo il silenzio, Adriano Olivetti scrive: «Il Mondo moderno ha chiuso gli uomini negli uffici e nelle fabbriche, tra l’asfalto delle strade e il disorientato intrecciarsi delle macchine. Come una prigione ostile e assordante, dalla quale bisogna presto o tardi evadere». L’essenza aziendale e umana di Olivetti – famiglia e Adriano – è tutta qui. Scoprirla di nuovo, o capirla per la prima volta, è oggi quanto mai attuale. Dare un’anima agli operai e ai prodotti, ripercorrere i momenti di folgorazione creativa dell’azienda, scoprire le storie del design, credere nell’importanza della qualità architettonica, sono parti di un’ampia opera organica fondamentale per riforma e progresso sociale. Una storia artistica visionaria e in cui Sottsass incontra Le Corbusier, Mulas scatta con Bresson, Figini e Pollini
progettano con Scarpa e Cosenza, così al Nord come al Sud. Una mostra per conoscere il passato e per vedere il futuro, in anticipo.