Mettere in scena un piccolo big bang tra le pareti di una galleria milanese. L’artista russo Vadim Fishkin, reduce da una biennale veneziana, continua il suo percorso di riflessione sulla tecnologia, sulla ricerca scientifica, i suoi sviluppi e le loro implicazioni, letti però attraverso il linguaggio e con le strategie che solo un artista può avere e con lo sguardo fermo su obiettivi e domande da poeta più che da scienziato. La dematerializzazione dell’opera d’arte, tema cardine della tradizione post-concettuale, è così un modo per interrogarsi sul mistero apparentemente irrisolvibile di cosa sia successo all’inizio dell’universo, e la luce, l’ironia e la curiosità strumenti per arrivare a domande sempre più complesse.
Scritto da Marco Scotti