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gio 26.01 2017 – sab 15.07 2017

Giuseppe Penone - "Matrice"

Dove

Palazzo della Civiltà italiana
Quadrato della Concordia, Roma

Quando

giovedì 26 gennaio 2017 – sabato 15 luglio 2017

Quanto

free

Una mostra emblematica per Roma questa. E – purtroppo, verrebbe da dire – non per la capacità di Penone di sintetizzare nelle sue opere l’essenza della Capitale, ma per il modus operandi che andrà sempre più a caratterizzare le “cose” che succederanno in città. Parliamo della commistione di pubblico e privato, di come il dialogo tra queste due parti si sia reso ormai necessario per ridare dinamicità a una città in perenne crisi statica, di come il valore di una città possa essere il tramite, la moneta di scambio, per far recuperare alla cittadinanza servizi o fette di cultura e patrimonio. Parliamo dei restauri dei grandi monumenti, del progetto del nuovo Stadio: tutti eventi su cui sono nate un infinità di polemiche, spesso incendiare, quasi come fossero un evento sismico risultante dallo scontro di due grandi: pubblico e privato, per l’appunto. A suo tempo, anche l’acquisizione da parte della maison Fendi del Palazzo della Civiltà Italiana fu oggetto di grandi discussioni. Ora arriva la prima mostra ospitata nel primo piano del Colosseo Quadrato: una monografica dedicata a Giuseppe Penone. Bellissima, a partire dall'”ago e filo” fatto di tubi e rami sulla scalinata d’ingresso, fino al tronco gigantesco scavato adagiato orizzontalmente nell’ultima sala. Nel mezzo, macigni di fiume, capitelli di marmo tra gli arbusti, alberi in torsione e boschi ripetuti. Marmo, legno, foglie, spine di acacia e disegni su carta. Semplicità e potenza. Bisogna sperare che eventi riusciti come questo si tramutino in un olio benefico, capace di far scivolare la faglia pubblica su quella privata senza scossoni e con un andamento regolare e continuo. Nell’immediato è una via di sopravvivenza per la città alla quale non si può rinunciare, a patto, però, che non si indietreggi nemmeno di un centimetro sulla qualità della proposta.

Scritto da Nicola Gerundino