Una mostra curata da Maria Luisa Frisa e Stefano Tonchi sicuramente non sarà mai una successione «di vestiti appesi ai manichini come fantasmi», secondo una celebre espressione coniata da Mendini. Quello che ci aspetta a Palazzo Reale è il risultato di anni di ricerche sulla galassia culturale che ha prodotto in Italia una rivoluzione esplosa in tutto il mondo nel trentennio successivo a quello del boom.
Proprio quando i decenni espansivi e rassicuranti del boom economico e del welfare arrivavano a scadenza, all’inizio degli anni Settanta, nel momento in cui i paradigmi si incrinavano e la crisi politico economica cominciava a deflagrare, Walter Albini e Giorgio Armani gettavano le basi dell’Italian look, qualcosa di completamente diverso dalla moda per i singoli accessori Made in Italy degli anni Sessanta.
«L’immagine manifesto di Italiana – dice Maria Luisa Frisa nel saggio introduttivo – è una fotografia di Oliviero Toscani tratta dal servizio Unilook. Lui e lei alla stessa maniera, pubblicato in «L’uomo Vogue» di dicembre-gennaio 1971-1972. Lo scatto in b/n è il racconto, in sequenza con le altre foto del servizio, di come la moda possa essere impronta della società. Quella coppia, lui e lei con i capelli lunghi, lui e lei in doppio petto grigio, quasi della stessa altezza (anche grazie ai tacchi di lei), che si tiene per mano e guarda diritto l’obbiettivo, non racconta di una donna che rifiuta la sua femminilità e imita l’uomo. O di un uomo effeminato. Racconta delle grandi conquiste femministe, delle utopie di uguaglianza e libertà portate avanti dalle generazioni del dopoguerra, di una diversa consapevolezza maschile rispetto agli stereotipi di genere, dei cambiamenti in atto nel rapporto tra uomo e donna. Di una volontà di cancellare tutte le differenze».