Nosaj Thing è sempre stato più un nerd da studio di registrazione che un animale da palcoscenico. In questi anni il producer losangelino si è imposto come uno degli scienziati del suono più interessanti in circolazione, pur mantenendo sempre un profilo piuttosto basso. Con un poker di dischi all’attivo è riuscito a spaziare con disinvoltura ed eleganza dal glitch hop del padrino spirituale Flying Lotus a una dubstep intimista nell’accezione che ne darebbe Burial, plasmando un suono dannatamente riconoscibile – che ha stregato anche top player del rap game come Kendrick Lamar e Chance The Rapper. Con l’ultimo album Parallels, uscito l’anno scorso su Innovative Leisure, sembra che il solitario Jason Chung (Nosaj è Jason al contrario!) abbia voluto alzare il tiro. Da un lato coinvolgendo nelle registrazioni vocalist d’eccezione come Kazu Makino dei Blonde Redhead, il soulman Steve Spacek e la promettente Zuri Marley (ex corista di Blood Orange); dall’altro apparecchiando un ambizioso live show con in 3D insieme al visual artist Daito Manabe (chi c’era all’ultimo Sonar?). Tra le righe di Parallels, dice di voler catturare il suono e il senso del presente attraverso delle pillole ambient che risultino imprevedibili, incomplete ma interconnesse. Proprio come la nostra epoca.