Se la prima mostra di Bertille Bak alla Gallery Apart era intolata radice, questa seconda, per paradosso, ha come protagonista il movimento, nell’accezione di moto a luogo della società (turbo)capitalista che le radici non vede l’ora di spazzarle via. C’è il movimento del turismo di massa, di cui si denuncia, attraverso video ironici e dissacranti, la tendenza a spettacolarizzare abitudini e tradizioni ritenute “esotiche” per garantire ai turisti la veridicità della propria esperienza di viaggio. C’è il movimento delle merci e dei marinai, che appendono nelle proprie cabine foto di pin-up e che hanno regalato all’artista delle ciocche di capelli con cui sono stati composte alcune bandiera di convenienza, vale a dire le bandiere delle nazioni dove le imbarcazioni sono immatricolate. C’è il movimento dei migranti e dei loro copri che si devono adattare ai più disparati nascondigli di fortuna. Tra estetica e indagine sociale, un’altra bella tappa per l’artista francese che dimostra di aver meritato pienamente la partecipazione a documenta 14 a Kassel.
Scritto da Nicola Gerundino