Ogniqualvolta leggo il nome di Jean Genet inevitabilmente nella mia testa comincia a prendere forma il ritornello di “The Jean Genie”, brano che David Bowie compose sul finire del 1972, in un’annata parecchio succulenta per lui in termini sia artistici che di popolarità. Il titolo è una chiara e dichiarata allusione al poeta e drammaturgo francese autore di quel romanzo dal titolo Il Miracolo della Rosa che Manfredini, protagonista di lusso nel quinto appuntamento della rassegna Schegge, portò in scena nel 1988. Oggi, trent’anni dopo, l’attore e regista teatrale si presenta al pubblico con Divine, sceneggiatura da lui composta e liberamente ispirata al primo romanzo di Genet, Nostra Signora dei Fiori, in cui Manfredini, classe 1957, dichiara di essersi “infilato” agli albori degli anni ’90 e di non esserne mai più uscito. Un legame col testo in questione che egli stesso definisce ossessivo, al punto da identificarsi nella descrizione dei personaggi e interpretarli come fossero archetipi o rappresentazioni mitologiche. Ad accompagnarlo nel reading, i suoi disegni ispirati al verbo di Jean Genet. E visto che l’ho nominato di nuovo vado a riascoltarmi per la miliardesima volta Aladdin Sane. (Che tra l’altro, per chi non lo sapesse, è un giochino di parole derivante dall’espressione A Lad Insane, “Un ragazzo pazzo”).