A cura di Lisa Parola e Maria Centonze, la Fondazione Merz, in collaborazione con la Fondazione Sardi per l’Arte, presenta la prima grande mostra in uno spazio museale italiano dell’artista Fatma Bucak.
Se per disegnare i confini del mondo fosse necessario stendere un velo tra due frontiere e lasciarlo soffiare dal vento, le persone non dovrebbero faticare per «trovare la forza di vedere». E così basterebbe entrare nel fascino di una vecchia industria e aspettare che le rose fioriscano nel terreno. Sullo stesso pavimento della Fondazione Merz, dove si è camminato tra i vetri della rivoluzione cilena di Alfredo Jaar e sulla sabbia di Wael Shawky, la terra è stata trasportata per la prima grande personale di Fatma Bucak, artista curda, formata in Occidente tra gli USA, Londra e Torino. I fiori sono le rose a rischio estinzione dei coltivatori di Damasco e sono il segno di un mondo in cui i confini, fisici e identitari, continuano a esistere e fanno perdere i vestiti a chi si arrampica sul muro tra Messico e Texas. Trovare la forza di vedere è complesso come spostare grandi rocce. Fatma Bucak lo fa in un video muovendo pietre in un ambiente rosso e desertico. Noi altri ci possiamo provare, attraverso la sua arte.
Scritto da Pietro Martinetti