C’erano una volta due fratelli di Manchester. Uno, Noel, scriveva grandi canzoni, l’altro, Liam, le trasformava in mito. Una dinamica unica con tutti i suoi retroscena, spiegata benissimo in “Supersonic”, lo spassoso e imperdibile docufilm sugli Oasis di un paio di anni fa. Svanito una volta per tutte (?) l’incantesimo britpop, chi ha saputo costruirsi una migliore seconda vita musicale è senza dubbio l’artigiano Noel. Dal 2011, con i suoi High Flying Birds, ha conquistato pubblico e credibilità crescenti su entrambe le sponde dell’Atlantico, tanto da tentare un temerario approdo sulla Luna. Who Built The Moon?, il nuovo album e migliore del lotto “solista”, è un bignami di psichedelia radio friendly, con citazioni cult cinefile – il singolone Holy Mountain – una produzione al bacio firmata David Holmes e ospiti d’onore come (gli amici e padri artistici) Paul Weller e Johnny Marr. Perché, si sa, al netto della spocchia congenita, dei litigi veri e presunti, delle sparate ai quattro media, a contare sono le canzoni. E Noel, nei suoi concerti, alternando il passato immortale griffato Oasis e il presente da band leader, sa volare davvero alto portandosi con sé tutto e tutti. Anche chi in fondo è lì per sentire ancora una volta Wonderwall o Don’t Look Back in Anger.