CARL COX (di Raffaele Paria)
Hai voglia a parlare di ricambio generazionale nel clubbing a Carl. La sua agenda fitta fitta di voli transoceanici, residenze a Ibiza, i saltelli da festival a festival (dall’Ultra all’Awakenings, dallo Snowbombing al Time Warp, solo per citare gli ultimi), non ha un buco libero neanche a volerlo. Carl Cox vuol dire fiducia, entertainment e quel muro di suono techno e house che fa tanto bene sia in una big room alle 5 del mattino che in un club intimo a inizio serata o a un rave party sperduto. Carl è un uomo per tutti i palati e tutte le stagioni. Come fosse un patrimonio dell’umanità, è da tutelare e non da pensionare.
DAMIAN LAZARUS (di Livia Padula)
Definirlo dj è quasi un’eresia, dato il background eclettico. È piuttosto un pozzo senza fondo di creatività, un “tuttologo” passato da Dazed & Confused, all’arruolamento come A&R nella City Rockers, fino a fondare la Crosstown Rebel. Come produttore ha raggiunto le sue vette di perfezione con il poliedrico “Smoke The Monster Out”, album alieno a ogni classificazione di stile, in cui defluiscono deep, pop e techno. Un’anima inquieta che nelle sue elaborate performance metabolizza paradiso e inferno tra diversi strati di suoni con cui non vuole solo divertire il pubblico, ma fargli smarrire le coordinate spazio-temporali.
Scritto da Salvatore Papa