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gio 22.03 2018 – dom 16.09 2018

Salgado - Genesi

Dove

Reggia di Venaria Reale
Piazza della Repubblica 4, 10078 Venaria Reale, Torino

Quando

giovedì 22 marzo 2018 – domenica 16 settembre 2018

Quanto

12-6 Euro

Foto di Salgado

The Light At The End Of The World è il titolo del sesto album della band gothic metal inglese My Dying Bride, ma mi sembra perfetto per scrivere di Genesi, l’opera Sebastiao Salgado edita da Taschen ed esposta nella sua interezza alla Sala dei Paggi della Reggia di Venaria. Salgado è stato, a torto o a ragione, mitizzato dopo l’uscita del notevole documentario Il Sale della Terra, e assurto addirittura allo status di “più grande fotografo vivente”. Esagerazione, forse? Altri grandi maestri della fotografia possiedono più grande capacità di capovolgere l’ovvia realtà in forme sorprendenti, di offrire prospettive nuove e slanci creativi per il nostro sguardo, mentre molti scatti del maestro brasiliano sono tradizionali mezzi busti o panoramiche da cartolina, spettacolarizzate da riprese aeree e, soprattutto, dal caratteristico b/n contrastato e denso.

Ma la grandezza di Salgado è altrove dalla tecnica e dall’arte fotografica tout court: è nella sua esistenza di uomo, moderno Phileas Fogg all’inseguimento dei confini del mondo, capace di “essere lì”: in Antartide, mentre colonie di pinguini si tuffano in mare, in Africa, quando la tribù degli Amak brucia sterco per scacciare gli insetti dalle mandrie di bufali, tra gli inuit mentre accendono un fuoco tra i ghiacci siberiani, in Amazzonia, nel momento esatto in cui un indigeno dell’amazzonica si scaglia da un ramo all’altro per catturare una scimmia. Non si è capaci di cogliere quei momenti pazzeschi per caso: devi aver finanziato e organizzato una spedizione, costruito relazioni con esseri umani o animali; e poi aver camminato strenuamente sotto le intemperie e aspettato per giorni e giorni, in solitudine fino, ecco, a scovare quella “luce alla fine del mondo”. E allora, in quel momento, sì, puoi scattare. Ecco, Salgado – e soprattutto in questo summa che è Genesi – è grande perché testimonia i confini precari del nostro pianeta, quello che non vedremo mai con le nostre vite impigrite dai tour operator, un attimo prima che l’hubris dell’uomo probabilmente li estingua, li finisca, per sempre. Così, a chi ritroverà questi scatti tra duemila anni, come Lascaux, come Pompei, Genesi restituirà, congelata nel tempo, quel lampo, quell’istante, al termine del nostro mondo.

Scritto da Angelo Manganello