“I find it quite amazing that people still shocked by a boy in a dress”
Brian Molko.
Il glam è stato prima di tutto un fenomeno estetico. Le ispirazioni erano varie, dal camp al cabaret fino alla science fiction, elevando l’androginia a nuovo status della rockstar. Nel mondo del rock nei primi 70 ha sicuramente rappresentato una rivoluzione. Non tanto per le sonorità che potevano variare dal pop di Elton John alle sperimentazioni di David Bowie e Marc Bolan, alle musiche impegnate e masturbatorie dei Roxie Music, quanto per avere aggiunto nuovi immaginari, che se rimanevano pur sempre focalizzati sull’attributo, quanto meno cercavano di strapparsi di dosso le vesti prettamente maschili ed etero normative. Più che spogliarsi del proprio privilegio maschile è stato sposare quel privilegio con un altro. Il maschile e la sicurezza di questa rendita con l’essere artisti e potersi permettere un palcoscenico lontano dai pregiudizi ed emarginazioni. È un gioco difficile, che rimane sul binario di una mascolinità mai criticata ma rimpastata con una spinta più estetica che politica. Erano visioni scioccanti per i tempi, ma prive di rivendicazioni. Basti pensare che alla fine il Glam era e rimase un circolo per maschietti. Alle ragazze come sempre, è stato concesso solo di guardare, toccare. Eccoli gli scatti di Micheal Putland dell’epoca, eccoli George Micheal, Marc Bolan, il solito Bowie, Queen, Kiss, tanti stili diversi ma l’ottica, la radice, prologo ed epilogo sono prettamente maschili. Hanno pur sempre un cazzo e non hanno mai smesso di ricordarcelo.
PAOLO SANTORO
Scritto da Salvatore Papa