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gio 03.09 2015 – dom 13.09 2015

Short Theatre

Quando

giovedì 03 settembre 2015 – domenica 13 settembre 2015

Quanto

€ n.p.

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Il decimo anno di vita è un traguardo encomiabile per un festival. Lo è ancora di più se consideriamo l’habitat socio/politico/culturale in cui viviamo: l’Italia e Roma, nazione e città dove anche tantissime rassegne legate ad ambiti più “pop” – penso ad esempio al cinema o alla musica –, hanno un tasso di sopravvivenza inferiore a quello di un rinocernonte in una zona di bracconieri. Tutto questo per elogiare il lavoro e la costanza che Short Theatre ha dimostrato di avere, arrivando alla sua edizione numero 10 e sfoderando una line up brillante, dove ormai il numero delle compagnie straniere pareggia quello delle italiane. Così, vi imbatterete nelle “terme stoiciste” piene di sfere colorate di France Distraction; racconterete la vostra vita se foste nati del sesso opposto a Mats Staub, disegnerete cerchi sul pavimento con Radouan Mrzig; accosterete gli swing del golfd ai flussi migratori e alle galassie con Agrupación Señor Serrano e così via. Per gli italiani, si annoverano le presenze dell’Accademia degli Artefatti, Teatro Sotterraneo, Teatri di Vita, Mk, Virgilio Sieni, Motus, Chiara Guidi, la Socìetas, una selezione dal Premio Scenario e tanti altri nomi. Dieci giorni di teatro, performance e musica, per riallineare i propri chakra culturali. 100 di queste repliche.

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NICOLA GERUNDINO

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Motus -MDLSX\Middlesex

Vista l’importante ricorrenza del decennale, abbiamo deciso di realizzare due interviste per andare a scoprire qualcosa di più sulla nascita di Short Theatre, sull’edizione 2015 e sul teatro a Roma. La prima la trovate qui di seguito e vede protagonista Francesca Corona, direttrice organizzativa del festival e curatrice dei progetti internazionali, la seconda coinvolge direttamente Fabrizio Arcuri, ideatore e direttore artistico del festival (la potete leggere qui).

Zero: Ti ricordi come sei entrata in contatto con Short Theatre e il primo incarico che hai svolto per questa rassegna?

Francesca Corona: Certo! La prima edizione di Short Theatre si è svolta nel 2006 e per l’occasione Fabrizio Arcuri si rivolse alla società di promozione teatrale PAV per supportarne l’organizzazione. In quel momento collaboravo con PAV – rapporto che è continuato per molti anni – ed è così che ho iniziato ad occuparmi degli aspetti organizzativi.

Come selezionate gli spettacoli internazionali che poi vengono inseriti all’interno del cartellone?

Viaggiare per andare a vedere gli spettacoli dal vivo, tessere delle relazioni reali con gli artisti, creare con loro uno spazio di confronto sulle loro opere e sul contesto nel quale operiamo: questo è il metodo che utilizzato per individuare gli spettacoli e gli artisti con i quali vogliamo lavorare. Il dialogo tra le linee artistiche date da Fabrizio Arcuri e le opere degli artisti ne è il criterio di selezione. Sicuramente poi, Youtube e i social sono molto utili per avere suggestioni, per arrivare a informazioni “altre” e per avere un primo accesso all’immaginario degli artisti.

Ci sono delle analogie, secondo te, tra le modalità con cui vengono scelti i musicisti di un festival rock o i film di un festival di cinema, e quelle con cui si elabora il cartellone di una rassegna teatrale? I registi di grido, le “hit” del momento, i “dinosauri” che però fanno sempre il pienone, ad esempio…

Non avevo mai riflettuto su queste possibili analogie e leggendole direi che forse qualcosa c’è, quantomeno nella volontà che riconosco a Short Theatre di voler condividere il festival con un pubblico il più eterogeneo possibile. Questa volontà può anche passare attraverso la composizione di un festival che vede accostate compagnie emergenti e artisti più consolidati, spettacoli che arrivano dopo un percorso europeo di grande riconoscimento, insieme ad artisti su cui investiamo con grande margine di rischio. E anche se ancora non siamo un festival rock, quest’anno – oltre al teatro, alla danza e alla performance – ci saranno comunque quattro concerti e quattro dj set!

Ci puoi parlare degli spettacoli stranieri che vedremo quest’anno a Short Theatre? Hanno un particolare filo conduttore?

Il 4 e 5 settembre le tedesche She She Pop, insieme alle loro madri, metteranno in scena un adattamento de La Sagra della Primavera di Igor Stravinsky: una performance sul tema del sacrificio femminile nella famiglia e nella società. Un rito il cui cerimoniale è l’incontro tra le She She Pop, le loro madri e il pubblico. La videocamera di Agrupación Señor Serrano (Spagna) diventerà la protagonista della più grande caccia all’uomo della storia – quella a Osama Bin Laden – in scena l’11 settembre (sì, proprio l’11 settembre). L’artista svizzero Mats Staub installerà la sua videocamera per tutta la durata del festival, invitando spettatori e artisti ad immaginare un’altra vita, rispondendo alla domanda: come ti saresti chiamato se fossi dell’altro sesso?

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She She Pop – The Rite of Spring

Short Theatre, poi, è partner da quattro anni del progetto europeo IYMA (International Young Makers in Action), insieme ad altri sette festival europei, uniti nell’obiettivo di potenziare la visibilità di alcuni artisti emergenti. Nell’ambito di questo progetto, abbiamo deciso di dare visibilità a tre artisti che in Europa hanno trovato una casa, ma che europei non sono e che ci permettono quindi di affermare quella che è la nostra idea di Europa: Youness Khoukhou (6 settembre) e Radouan Mriziga (8 settembre) – due coreografi marocchini da poco diplomati nella prestigiosa PARTS di Bruxelles – Liz Kinoshita (Canada) che il 12 settembre porterà una versione contemporanea di un musical anni 40. Due dei nostri concerti sono di artisti internazionali, entrambi francesi: Gérald Kurdian il 10 settembre presenterà il suo nuovo disco (uno dei migliori dischi dell’anno per il quotidiano francese Libération), un utopico pop surreale, tra le sperimentazioni sonore di Laurie Anderson e le melodie di Serge Gainsbourg. Poi Jean-Luc Verna e il gruppo I Apologize, un trio di artisti visivi i cui contenuti musicali si collocano tra i Siouxsie and the Banshees e Marianne Faithfull.

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Radouan Mriziga

Ultimo, ma centrale, è il progetto internazionale di Joris Lacoste e Jeanne Revel, il cui centro è la costituzione di un Gruppo Autogestito di Speculazione Performativa (GASP). Il GASP avrà come missione quotidiana quella di discutere, criticare, predire, fare a pezzetti e ricomporre, ed esorcizzare, alcune delle performance programmate a Short Theatre. Un progetto di cerniera tra la programmazione del festival e gli spettatori.

Per la scelta delle compagnie nazionali e internazionali usate sempre lo stesso filo conduttore oppure ci sono alcuni elementi che variano?

Il filo conduttore è unico, ed è quello di voler raccontare un’idea della scena, il desiderio di rimappare ogni anno un territorio che si offre come residenza temporanea e condivisa a percorsi artistici molto diversi tra loro per forme, biografie e nazionalità. Ogni anno Fabrizio Arcuri sceglie un sottotitolo che segna e marca tutta l’edizione: per noi non è tanto un tema intorno al quale scegliere gli spettacoli, quanto una chiave di lettura, una questione che diventa la prima battuta di un dialogo con gli spettatori. Quest’anno, per la decima edizione, sarà Nostalgia di futuro.

Ci sono prime nazionali o prime assolute tra gli spettacoli internazionali?

Sì, le prime nazionali sono molte: gli spettacoli di Youness Khoukhou, Liz Kinoshita, Radouan Mriziga, l’installazione video di Mats Staub (Svizzera), la presentazione del nuovo disco di Gérald Kurdian (Francia). Poi una prima assoluta: il progetto GASP di Joris Lacoste e Jeanne Revel (Collettivo W, Francia). Infine, ci sono alcuni artisti a Roma per la prima volta: le She She Pop (Germania), l’artista visivo e musicista Jean-Luc Verna con il suo gruppo I Apologize e il collettivo Agrupación Señor Serrano (Spagna), fresco di un Leone d’Argento appena ricevuto alla Biennale di Venezia,

Ce n’è qualcuno che consiglieresti particolarmente?

Come spettacolo direi The Rite of Spring di She She Pop per l’unicità di vedere al lavoro questo collettivo berlinese che così si presenta: “She She Pop è un collettivo femminile. La possibile presenza di elementi maschili come collaboratori non cambia le cose”. E sempre per l’unicità dell’esperienza sicuramente consiglio di partecipare alle attività del primo GASP di Joris Lacoste e Jeanne Revel: un’occasione di attraversare la programmazione del festival attraverso diversi giochi performativi e dispositivi di discorso.

Ci sono festival o rassegne che sono dei riferimenti per aggiornarti sulle nuove compagnie e sui nuovi spettacoli, per decidere, in poche parole, cosa riproporre poi a Roma?

Uno su tutti: il Kunstenfestivaldesarts di Bruxelles, sia per gli artisti che è possibile scoprire o rivedere, sia per la modalità in cui il festival è costruito. E poi tanti colleghi italiani, con i quali il confronto è continuo e che è davvero bello vedere al lavoro, per citarne alcuni: il festival di Santarcangelo, Drodesera, Terni Festival.

Lo spettacolo che hai visto di recente e ti ha segnato di più?

Ne cito tre, che mi hanno segnato per motivi molto diversi: The Dark Ages di Milo Rau (Svizzera), visto al Kunstenfestivaldesarts; Antonio e Cleopatra di Tiago Rodrigues (Portogallo), Azdora di Markus Ohrn (Svezia), non un vero e proprio spettacolo ma una serie di incredibili rituali, visto al festival di Santarcangelo.

Markus Ohrn - Azdora
Markus Ohrn – Azdora

Quello che prima o poi cercherete di portare a Short Theatre?

Tra i vari progetti in campo, ci piacerebbe coprodurre e presentare Suite n°3 di Joris Lacoste (Suite n°1 è stato presentato a Short Theatre nel 2014)

Scritto da Martina Di Iorio