Qualcuno, oltreoceano, li ha addirittura definiti «La band più rilevante d’America». Esagerazioni a parte, i Downtown Boys sono quel genere di gruppo punk come non se ne sentivano da un pezzo, con addosso un’incazzatura che è politica, ma anche culturale, sociale e che neanche per un istante sembra costruita. In cinque – da Providence e tutti attivisti – i loro testi parlano di razzismo, capitalismo, omofobia e sono attraversati da un sax furioso che unito alle origini Sud Americane di alcuni di loro trasforma i Downtown Boys in una bomba latin-punk a orologeria. Dopo l’esordio esplosivo Full Communism, sono tornati lo scorso anno con un disco ancora più arrabbiato, Cost of Living: probabilmente vi ricorderanno un incrocio tra i Pixies e gli X-Ray Spex, ma in realtà sarebbero la nuova band preferita di Joe Strummer.