Per comprendere Kozelek bisogna fare un salto ai primi anni Novanta. Solo chi è stato innamorato dello slowcore dei Red House Painters, prima band del prolifico cantante e chitarrista, sa di cosa stiamo parlando. Sei album in tutto per celebrare in pensieri, parole, opere, omissioni e musica, l’elogio della sconfitta. Pura e selezionatissima depressione al 100%. Il tormento si attenua appena nella produzione solista omonima e dietro l’acronimo Sun Kil Moon, dischi bellissimi come “April” o “Benji”, o quello in tandem con James Lavelle, con sempre quel retrogusto amaro a farla da padrone. “La speranza è una trappola”: è vero, diglielo Mark, spiegaglielo tu.