Mi aveva molto colpito la notizia di quell’uomo che l’agosto scorso era morto annegato per mettere in salvo il suo cane, rimasto intrappolato nel Cer. Un gesto di una potenza sentimentale che sì, solamente chi possiede un animale può essere realmente in grado di comprendere appieno. Personalmente, so che per istinto mi sarei comportato alla stessa maniera di quell’onorato individuo, deceduto davanti agli occhi del figlio. The Dead Dogs, lo spettacolo che ci propone Fertili Terreni Teatro, compagnia alla quale Claretta e gli altri del Cubo Teatro hanno recentemente scelto di aderire (e con la quale hanno pertanto scelto di rinnovarsi), è una narrazione che ripercorre l’omonimo, autorevole testo di Jon Fosse, risalente al 2014.

Nel lavoro del drammaturgo norvegese, messo giudiziosamente in scena dal duo Thea Dellavalle e Irene Petris, un soggetto si rende protagonista dell’assassinio del suo vicino di casa, dopo che questi gli ha ucciso il cane. Una vendetta ammissibile, poiché atta a rendere giustizia alla purezza di un essere alieno alla natura malsanamente corruttiva e prevaricatrice dell’uomo, notoriamente l’essere più pericoloso per se stesso. Scusatemi, sarò poco ortodosso se non mi sento di condannare un atto di siffatta tragicità omicida come quello di cui sopra, però sì, anch’io sono tra coloro i quali hanno scelto da tempo di sposare il detto popolare “i cani sono meglio degli esseri umani”. Sono anche meglio del Prozac e compagnia, se è per questo.