Tel Aviv, Roma, Black Rock City, Francoforte, Ibiza. Se si volesse raccontare Guy Gerber con il tragitto di un viaggio immaginario questa potrebbe essere la tratta che lo rappresenta al meglio.
Tel Aviv è il rock e la nazionale di Israele dove ha giocato per anni da teen ager.
Roma è una storia d’amore che gli ha permesso di vivere e conoscere la città come pochi dj di elettronica internazionali fanno.
Francoforte è la Cocoon Records di Sven Väth: papa Sven l’ha notato e ha prodotto il suo primo album nel 2007 “Late Bloomers”.
Black Rock City è Puff Diddy: un incontro al Burning Man seguito da 3 mesi di lavoro in studio per il loro album “11 11”.
Ibiza è casa: Rumors è la festa che organizza ogni domenica al Beachouse e dove Guy lo trovi dietro la consolle insiema ad altri dj amici o producer per la sua Supplement Facts. Il tutto gratis.
E partiamo da qui. Non sentivo un set di Guy Gerber da mesi, ritrovarlo in un chiringuito sulla spiaggia di Ibiza con indosso collane di fiori e parrucche colorate è sicuramente una delle sorprese più belle dell’isola e una delle più belle immagini che ho di lui. Nessuna foto grigia con il viso serio da promozione web, solo divertimento e la felicità di suonare la sua musica, divertirsi e far divertire il pubblico. Ispirato da Marcel Duchamp, il suo suono è prima ispirazione, stato emotivo e poi virtuosismi tecnici e di composizione. “It’s all to do with keeping on moving. We do whatever we want to do, sometimes we are lovers and sometimes are heartbreakers and sometimes we are heartbroken but we just keep on moving. Sometimes we are spiritual, sometimes we are soulful, sometimes we are stupid.” Leggo in una sua intervista rilasciata a Fact Magazine e decisamente queste sono le sensazioni che ti lascia il suo set.