Rian Treanor al momento della pubblicazione del suo primo album (col bollino di garanzia Planet Mu, dopo una stringa di ep su nientepopodimeno che Warp e The Death of Rave). Diciamolo: l’occasione, sulla carta, è ghiotta. Il live gratuito di uno dei più promettenti produttori inglesi di cosiddetta deconstructed club music. Ma non solo: la performance sarà anche il culmine di un workshop di due giorni su aspetti fondamentali della creazione del suono, della composizione algoritmica e della distribuzione spaziale. Ciò non bastasse: il tutto dialogherà con l’installazione sonora site specific realizzata alla Fondazione Vac da un’auctoritas assoluta in ambito di musica elettronica, cioè Mark Fell; che guarda caso è anche il padre di Rian, e che qualcosina al figlio sembra aver trasmesso. Gossip edipico a parte, è comunque tanta la curiosità di testare sul campo la resa del lavoro di Treanor: una rivitalizzazione post accelerazionismi della spinta Idm dei tropi dell’harcore continuum (ma non solo) oltre i limiti del funzionalismo da club e dentro spazi artsy; una riconfigurazione continua di pochi brandelli musicali in un constante e volentieri frenetico lavorio ritmico che scombussola le membra e la mente.