Ci sono molti modi per essere controcorrente. Nel 2015, se sei una band nata trent’anni fa, ma non ti sei mai né sciolta né riunita, sei un po’ controcorrente. Se poi, in tutto questo tempo, ogni volta che sei salito su un palco non avevi la minima idea del concerto che sarebbe venuto fuori, sei abbastanza controcorrente. Il top dell’avanguardia lo raggiungi se davvero continui a suonare perché ti appassiona – ma non per questo ravani nel passato o spiazzi a tutti i costi con sperimentalismi forzati: banalmente, sei controcorrente se scegli di divertirti insieme al tuo pubblico, magari travestendoti da irresistibile cover band garage (i Condo Fucks, un gruppo che fa garage meglio dei gruppi garage) o basando i live su una “ruota della fortuna musicale”, in cui i presenti scelgono a sorte cosa dovrai suonare e come. Nel 2015, su una band di culto come gli Yo La Tengo non c’è più molto da aggiungere. Con bordate di feedback, codone psichedeliche e melodie dolciastre hanno codificato un genere, un suono e un’attitudine (sì, proprio quella lì). Arrivano a Roma a presentare l’ultimo album Stuff Like That There, che contiene versioni ri-registrate di vecchi brani della band e cover di artisti come The Cure, Hank Williams, The Parliaments, The Lovin’ Spoonful, Darlene McCrea e altri. Andare controcorrente, stasera, sarà facile: basterà seguire l’Ira (di) Kaplan.