Choi Jeonghwa vi chiederà di respirare nella verde foresta sospesa o soffiare in lunghi palloncini colorati. Martino Gamber vi esorterà a sedere sulle sedie con tessuto filato a mano e vetro soffiato. Pedro Reyes si aspetterà che ascoltiate i suoni prodotti da resti di armi raccolte dall’esercito messicano, in un orchestra nera a contrasto con le pareti bianche. Didier Fiuza Faustino, infine, viporterà in un’intima relazione tra condizioni spaziali e sociali del corpo, inquietandovi con una gigantesca boa per salvarsi la vita in mare e una cassa di minime dimensioni pensato per emigranti clandestini. Umanità, rapporto con il corpo e stupore nel vedere un utilizzo nuovo di oggetticomuni: se Transformers vi aveva fatto pensare a qualcosa di robotico e meccanico eravate sulla cattiva strada.
Scritto da Emiliano Zandri