Dan Bejar: se non esistesse bisognerebbe inventarlo, davvero. E Destroyer rappresenta probabilmente la sua espressione più personale ed autentica. Un cinismo spiazzante e  magnetismo da novello Brian Ferry, istrionismo fuori dal comune e lo charme da crooner di razza sono alla base di un songwriting originale e al contempo estremamente lucido e attuale, in cui i temi classici come l’amore sono spesso trattati con un sottile velo di ironia. Il nuovo Poison Season, arrivato a quattro anni di distanza da quel Kaputt che ci aveva fatto urlare al miracolo finendo tra i best pick di Pitchfork nel 2011 e aggiudicandosi il premio come miglior live act dell’anno, conserva lo spirito del precedente costituendone una appendice più audace, in cui le atmosfere eteree lasciano spazio alla consapevolezza di un presente tangibile e concreto, dando così vita a un pop rock sprezzante di matrice glam. Non so perché ma mi torna adesso in mente il claim di uno spot pubblicitario in voga, «Non vendiamo sogni ma solide realtà». Avete presente?