Arriva in data unica italiana uno dei più imprevedibili fenomeni indipendenti del momento.
L’eccentrico Joshua Tillman è una figura a suo modo controversa: belloccio, frontman da grandi palchi, sempre compiaciuto e dissacrante, ex batterista della cult band di Seattle dei Fleet Foxes, ex aspirante pastore. Cresciuto letteralmente tra casa e chiesa in una famiglia fuori dal tempo sulla costa opposta, a Rockville, dalle parti di Washington DC coltiva il sogno di diventare un predicatore battista, ma la passione per il folk e il rock vince. Così, dopo aver ottenuto in regalo un disco di Dylan che spaccia agli ignari genitori per un convinto cristiano praticante, inizia a strimpellare, abbandona gli studi e finisce per appassionarsi a Neil Young e alla batteria jazz. Dopo un breve periodo a New York è attratto da Seattle ed è lì che un po’ per caso finisce a suonare proprio la batteria in quel nucleo di freakettoni che sarebbe diventato famoso al mondo Fleet Foxes. Parallelamente segue una carriera solista da songwriter, sua vera vocazione, Il primo disco del 2012 promette bene, poi arriva “I Love You, Honeybear” ancora per Sub Pop, album folk-rock, fresco, moderno prodotto egregiamente, ruffiano al punto giusto contenente capolavori come “The Ideal Husband”, la titletrack strappalacrime, “The Night Josh Tillman Came to Our Apartment” e l’anti-inno “Bored In The USA”. Dal vivo, Joshua, appare tutt’altro che annoiato. Preparate gli occhi a cuore, soprattutto per i fan del suo aspetto fisico e mettete via gli smartphone che da vecchio moralizzatore battista non la prenderà bene.