Nel gennaio 2010, una cittadina della piana calabrese di Gioia Tauro, Rosarno, fu messa a ferro e fuoco da un gruppo di lavoratori extracomunitari. Fu un avvenimento molto forte e discusso, tant’è che il nome del paese è legato indissolubilmente ad esso. Se le immagini di quella rivolta restano, più facilmente scivolano via dalla mente i motivi: a Rosarno si producono tonnellate di agrumi (arance e mandarini) la cui raccolta grava per lo più su immigrati che vengono pagati una miseria e vivono in alloggi di fortuna (tende e simili), in condizioni climatiche esasperanti – la raccolta avviene tra la fine dell’autunno e l’inizio dell’inverno.
Visto che la fobia dello straniero che viene a rubare lavoro o a “esportare l’Isis” è più che mai viva e biecamente stimolata, è sempre bene ricordare quale sia il vero destino di una persona dopo che riesce a sbarcare in Italia. Più che una semplice mostra di fotografia, un vero e proprio progetto documentaristico a firma degli antropologi Diana Reiners e Gilles Reckinger e della fotografa Carole Reckinge.
Scritto da Nicola Gerundino