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gio 26.11 2015

Cristian Vogel

Dove

Städlin
Via Antonio Pacinotti 83, 00146 Roma

Quando

giovedì 26 novembre 2015
H 22:00

Quanto

€ 5

Contatti

Sito web

Organizzatore

Machine

Se chiedessi a mia madre cosa significa per lei il Cile credo mi risponderebbe «Inti-Illimani». E la guarderei con l’affetto con cui si guarda il vecchio scemo del paese. Lo si chiedesse a me, eviterei in dribbing secchissimo la risposta scontata, aka Villalobos, che quando Pinochet conquistò il potere con un golpe era appena nato. E la rivoluzione cilena partorì lui, ma soprattutto Cristian Vogel, la mia vera faccia del Cile. Uno che – dopo vent’anni di musica – riesce ancora a tirare fuori dischi come il Polyphonic Beings dell’anno scorso, può far solo alzare le mani e giù il cappello. Fare i conti con l’idm significa passare obbligatoriamente da lui. Pensandoci bene: una chiusura di set con «El pueblo unido, jamás será vencido» virata idm la tollererei quasi volentieri. Phenomeno.

KYÖSTI VÅINIØ

cristian-vogel

Visto il calibro dell’ospite che stasera suonerà da Städlin (poi sarà 27 a Milano per la Restoration Night al Dude Club e il 29 allo Spazio Aereo di Venezia con Crispy), abbiamo deciso di proporvi un’intervista che gli è stata fatta da Laura Callegaro poche settimane fa in occasione di un suo remix per PicNic34, neonata label berlinese di marca italiana, nata dall’incontro tra Mannella, Lucretio, Marieu and Francesco Devincenti ai tavoli del noto – e altrettanto italiano – Pic Nic 34 di Wiener Strasse.

Sei un viaggiatore assiduo, sono curiosa di sapere se il Mondo che visiti influenza il tuo lavoro e quanto ancora influenza il tuo lavoro.
Cristian Vogel: Alcune modalità di creazione sono tali da costringerti a spendere tantissimo tempo in un singolo luogo: lo studio, il tavolo di lavoro, il banco per l’editing. Questa fase durante il processo di lavoro può enormemente aumentare la sensibilità agli input esterni. Quando sono in questo mood e, ad esempio, stacco per una passeggiata o per prendere un caffè, sento che le energie delle persone e dei luoghi che mi sono vicini sono molto amplificate. Divento attento a molti dettagli, il suono degli uccelli, degli alberi, i pensieri delle persone, le architetture, il meteo etc. In questo modo capisco subito se un luogo è buono per il mio processo creativo o no. Potrebbe essere oltremodo stimolante o perfettamente banale. L’ambiente mi fa reagire e a volte fa reagire anche la mia musica. Ogni tanto immagino che le persone del vicinato possano accorgersene e farmi delle domande, come quel testo in una canzone degli Animal Collective in cui qualcuno domanda a Panda Bear: “What’s the day? What are you doing? How’s your mood? How’s that song?”.

Il tuo suono è da sempre stato particolare, affonda le radici nella musica concreta e nell’elettronica in generale, ma sei anche stato il primo non-tedesco ad entrare nella Tresor Rec., suonando techno in moltissimi club. Oggi sembra che il tuo approccio alla musica sia tornato alle origini e hai smesso anche con le performance nei club: è il risultato di qualche esperienza particolare? E quali esperienze hanno lasciato il segno in questi anni?

È innegabile che tutti questi anni passati a disegnare suoni elettronici e a performarli dal vivo nei club, con i loro impianti ad alto volume, abbiano lasciato tracce nel mio processo creativo. Ma penso anche che la club culture sia cambiata molto dagli anni 90 in poi, e la musica non è così valorizzata come lo era una volta. C’è troppa attenzione alla dimensione “party” e molte persone spesso si dimenticano che stanno praticamente assistendo a un concerto, sebbene non ci sia una band sul palco. Sembra che le persone non siano molto più legate al momento che stanno vivendo, ma urlano e bevono e basta. Questo è ancora peggio a Berlino, dove ci sono tantissimi turisti edonisti. Per questo ho abbandonato la scena club: è un ambiente al momento non creativo, sebbene questa rinuncia voglia dire anche dire di no a molti soldi.

La scorsa estate hai iniziato a collaborare con questa techno label, PicNic34, facendo un remix per la loro prima uscita, Tecnologica Robotica, scritta da Mannella e Marieu. Com’è nata questa collaborazione? Farai altro con loro?
Sì, mi hanno contattato su internet, impegnandosi in un pagamento per il remix e dicendomi che potevo fare quello che volevo. È stato motivante e ho fatto qualcosa di abbastanza complesso e processuale. Non penso ai party, ai club, ai dj o ad altre cose simili. Mi piacciono i lavori di produzione, trasformare e remixare i suoni in altri suoni. Mi è sembrato che i due fossero su questa lunghezza d’onda, per cui in futuro potremmo fare qualcos’altro assieme. Al momento, poi, sto lavorando a nuove tecniche di sound design (andate su www.neverenginelabs.com) e sono anche a metà del percorso per il mio nuovo album, sarà la fine della trilogia iniziata con gli album The Inertials e Polyphonic Beings.

Ascoltando il mix di Tecnologia Robotica, si può avvertire anche una sorta di effetto 3D: sembra che hai decostruito e riassemblato la traccia in una nuova dimensione, in un nuovo spazio. Che tipo di hardware e software hai usato?
Attualmente mi sto dedicando a un sistema particolare di sound design, un linguaggio musicale chiamato “Kyma”. Lo sto studiando da circa 10 anni e il mio mentore è il creatore stesso di questo sistema, Carla Scaletti. Possiamo dire che Kyma è il mio strumento. Poi edito il mio lavoro fatto con Kyma attraverso ReNoise e Reaper.

Che ne pensi della nuova generazione di dj e dell’attuale scena techno? C’è qualcuno che apprezzi particolarmente?
Penso che sta emergendo una nuova wave techno, qualcosa che non è solo legata ai party, ma è più profonda e ampia, nei suoi processi e nelle sue emozioni. Mi sembra molto influenzata da un’altra wave: quella dei synth analogici modulari, che mettono l’attenzione sui timbri ricchi con grande profondità. SØS Gunver Ryberg è un’artista che mi piace molto, così come Abdulla Rashim. Ma vorrei che la gente non si dimenticasse della prima ondata, quella che ha resto tutto questo possibile. Magari non saremo più hype, ma siamo ancora rilevanti e abbiamo molta esperienza dalla quale apprendere.

Scritto da KYÖSTI VÅINIØ