Il corpo ormai non ha nessuna possibilità nell’architettura fatta solo per se stessa, nessun territorio di cui appropriarsi: Fiuza Faustino lo dice, ma non lo pensa davvero e continua allora ad indagarne il ruolo. Da forza generatrice di spazio diviene entità distruttrice come intendeva Gordon Matta Clark e strumento per riconsiderare criticamente il ruolo dell’architettura come riparo e per rivelarne il potere nella percezione della realtà. Più difficile a dirlo che a mostrarlo: saranno perciò storie pubbliche, racconti privati con riferimenti a cinema e letteratura e disegni dall’impatto visivo stupefacente, quanto l’ossessiva precisione tecnica a lanciare una sfida tra relazioni di spazio domestico, politico e urbano. Una fragile resistenza ai paradigmi della condizione contemporanea.
Scritto da Emiliano Zandri