Una fortuita congiunzione astrale ha voluto che stasera al Monk vada in scena la migliore psichedelia di ieri e di oggi, dell’America del Sud e dell’America del Nord. Prima gli Os Mutantes, esponenti più rumorosi del Tropicalismo brasiliano; poi Ducktails, indolente e hypnagogica creatura di Matt Mondanile (dei Real Estate), dal New Jersey. Quando scoprii gli Os Mutantes c’era Veltroni sindaco di Roma, anni in cui consideravo erroneamente la musica brasiliana il morbido e innocuo sottofondo dei salotti radical chic. Potete quindi immaginare l’effetto quando mi esplose in faccia un mondo sonoro assurdo, fatto di tribalismi brasiliani intersecati alla più selvaggia psichedelia sixties, con tanto di orchestre sbroccate alla Sgt. Pepper e cut-up sonori al limite del rumorismo. Devo agli Os Mutantes l’avermi mostrato la via verso il vero Brasile, e non mi pare vero di poter celebrare la Bat-Macumba dal vivo con la chitarra fuzz di Sergio Dias Baptista (unico componente rimasto della formazione originale del ‘66). Apparentemente azzardato far seguire un concerto così focoso dalle slavate psichedelie jingle-jangle di Ducktails, ma parliamo pur sempre di un progetto che all’inizio suonava come drogatissima musica squagliata al sole. Quindi, anche se Matt Mondanile nel recente album St. Catherine ha virato verso una scrittura di canzoni più pop, è possibile che dal vivo il lato oppiaceo e ipnotico del suo progetto vi avvolgerà. Stonandovi a dovere.