Dopo diversi mesi di pausa e un festival saltato per i contrasti con l’amministrazione comunale di Modena di cui abbiamo già parlato, NODE mantiene la promessa fatta e allarga il suo bacino di collaborazioni fino a Bologna, incontrando il party Habitat all’Atelier Sì. Accoppiata quasi scontata, considerato l’universo musicale di riferimento e il comune interesse per i progetti di ricerca e sperimentazione. L’unione partorisce così i primi ospiti dagli ottimi geni.

Il nostro preferito è Jacques Gaspard Biberkopf, originario di Vilnius, e da poco uscito sulla Knives di Kuedo, con Ecologies.
J.G., figlio riconoscibile del signor Internet, plasma la sua musica attorno a due pilastri: l’Antropocene, l’era geologica sconvolta dalle attività dell’uomo, e la Disruption, termine coniato da Clayton Christensen per indicare il momento in cui una nuova tecnologia origina il cambiamento di una determinata attività. Da qui il suo mix di suoni ambientali e virtuali, in un certo senso concreti, che configurano mondi in HD nei quali elementi vecchi e nuovi convivono in attesa di un punto di svolta: cinguettii di uccelli e suoni di tastiera, raffiche di vento e segnali di invio mail – solo per dirne alcuni -, tutto integrato all’interno di uno stesso ambiente “naturale”. Stasera ci porta nel suo live audio-video, intenzionato ad aprire spazi nuovi o, come dice lui, “disrupt conceptions and expectations of what the club space is”.

Dopo di che, il poco più che ventenne londinese Last Japan e le sue ritmiche ossessive fatte di bassi minimali e percussioni scheletriche.

In Real Life.