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mer 20.01 2016

Gattaca

Dove

Armani Silos
Via Bergognone 40, 20144 Milano

Quando

mercoledì 20 gennaio 2016
H 20:15

Quanto

gratis su prenotazione

Contatti

prenotazioni: 02.91630010

Jerome Eugene Morrow è il maschio dell’imminente futuro. Geneticamente programmato per spingersi oltre i confini dell’Uomo, vorrebbe fare l’astronauta. Rasenta la perfezione, non commette errori quando simula il proprio volo su Titano, veste rigorosamente abiti Giorgio Armani che fanno apparire ogni giorno a Gattaca – suo ufficio/quartier generale – l’alba meravigliosa del giorno nuovo e ha il fisico e il volto depilatissimi di Ethan Hawke. Ah, ovvio, è pure superdotato.

Gattaca Showe

Solo che Jerome Eugene Morrow non è il maschio dell’imminente futuro. Meglio, lo è; è che Ethan Hawke in realtà non è Jerome, ma Vincent Freeman, figlio dell’amore vero e non della programmazione genetica che nell’imminente futuro distingue l’elite cui tutto è concesso da chi si ostini a far decidere il caso. O l’amore, se ci credete. Ci crede Vincent che, appunto, si finge Jerome – in realtà Jude Law – per dimostrare come solo oltre i confini stabiliti l’uomo conosca la libertà – Freeman, appunto – e soprattutto la purezza imperfetta del sentimento supremo.
Capolavoro ineguagliato di Andrew Niccol, senza girarci troppo intorno Gattaca è uno dei film di fantascienza più belli mai realizzati. Punto. Anzitutto per la cura superba della forma: la sede di Gattaca è il Marin County Civic Center di Frank Lloyd Wright, le acconciature, gli arredi e pure gli abiti di re Giorgio sono ispirati alle linee essenziali degli anni 60 e a opere come Agente Lemmy Caution, missione Alphaville di Jean-Luc Godard.

Armani Gattaca

Pure le automobili – la Citroën DS in versione cabriolet di Uma Thurman, la Studebaker Avanti e la Rover P6 – arrivano da quell’epoca.
Solo che come sempre quando di grande cinema si tratta, è l’abito a fare il monaco. Allora la perfetta armonia estetica diventa ossessione, accanimento, cura del microscopico inessenziale in quanto fuga dall’indesiderato, dall’imponderabile. In fondo, dalla vita. Lo dimostrano i tre protagonisti in stato di grazia: Hawke, si diceva, l’uomo ostinato a sognare, ma anche Law e Thurman, sublimi e terribili nella loro presa di coscienza di una schiavitù bellissima. Il primo clamoroso nel dar corpo, offeso, a un uomo destinato alla perfezione e orientato alla rovina; l’altra – che peraltro si chiama Irene Cassini, come l’astronomo che fece conoscere al mondo Saturno e i suoi anelli – struggente nel sapere di avere limiti.

gattaca1

Sociologia e antropologia come piovessero, e distillati di filosofia senza che si notino caratterizzano un film così ben calibrato da permettersi di raccontare la vicenda di un pilota dello spazio senza mai indugiare su un’astronave. Se non all’apice. Quando tragedia e speranza si con-fondono nell’infinito. Inizio e fine si abbracciano. E tutto, concludendosi, comincia davvero. Ad avercene di film così, sull’uomo dell’imminente futuro.

Scritto da Emilio Cozzi