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mar 12.04 2016 – dom 10.07 2016

Ca’ Brütta 1921-2016

Dove

Castello Sforzesco
Piazza Castello, 20121 Milano

Quando

martedì 12 aprile 2016 – domenica 10 luglio 2016

Quanto

n.p.

Se a inizio Novecento il movimento Futurista sembrava aver spinto definitivamente il vaso della cultura giù dalla credenza, è il successivo Novecentismo a raccogliere uno ad uno i cocci nel tentativo dichiarato di ritrovare lo splendore dell’età classica. L’edificio della Triennale di Milano, l’Università Cattolica e il Politecnico di Torino di Giovanni Muzio sono solo tre degli esempi che, in linea con il movimento artistico che dal secolo prende il nome, caratterizzano il panorama architettonico degli anni venti. Né liberty né razionalisti, personaggi quali Giò Ponti, Mauro Sironi o Emilio Lancia propongono esplicitamente il ritorno all’austerità del classicismo lombardo per un’Italia ferita dalla guerra; a piantare la bandiera sarà l’opera-manifesto dell’architetto milanese Muzio, una “Ca’ Brütta” il cui linguaggio semplice e stravagante, rigido e asimmetrico testimonia ancora, dopo quasi un secolo dalla sua costruzione, i chiari intenti del suo progettista. Beffeggiato dai milanesi a causa delle sue discordanti apparenze neoclassiche ma dichiaratamente semplici rispetto alle intrecciate chiavi di lettura dell’eclettismo, l’edificio in via della Moscova è, per la sua storia e intenti, contenitore di memorie collettive. Ed è proprio in occasione della conclusione dei lavori di restauro conservativo dell’edificio che queste riprendono a parlare: dal 15 aprile al 10 luglio 2016 le sale del Castello Sforzesco ospitano la mostra dedicata all’edificio di Giovanni Muzio, curata da Giovanni Tomaso Muzio, responsabile dell’omonimo Archivio, e da Giovanna Calvenzi. Il percorso espositivo è articolato in due sezioni dove passato, presente, tangibile e intangibile s’intrecciano in un costante dibattito partecipativo. La prima sezione, ospitata dalla Sala del Tesoro, è volta a ritracciare la storia dell’edificio attraverso l’analisi degli archivi, proponendo una rilettura della vita dell’opera che tocca, come solito all’architettura, le diverse dimensioni che la generano, o il contesto di un’Italia pre- e interbellica; a questa fanno da supporto la documentazione dell’Archivio Muzio con materiali dell’Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, del Civico Archivio Fotografico e della Civica Raccolta delle Stampe “Achille Bertarelli. Dall’interpretazione storica e intellettuale Top-Down la seconda sezione delle Sale Viscontee dà voce (o forse occhi) al Bottom-Up, traducendo le percezioni dell’edificio in fotografie. Immagini di trenta autori mettono in scena le infinite espressioni di un’architettura apparentemente statica ma fortemente comunicativa, il cui linguaggio forbito di Sofocle o Aristofane si veste ancora di attualità attraverso mutevoli luci e forme del presente accessibili e appropriabili da tutti.
Sintesi tra “piccola città” e “grande casa”, Ca’ Brütta ha messo e mette ancora l’accento sul rapporto che l’architettura è in grado di stabilire con il suo contesto. Catturando l’invisibile distanza che separa chi vive, passa, guarda la sua imponente struttura, l’edificio rivela le infinite soggettività che ridisegnano quotidianamente il volto di un simbolo del Novecento italiano.

Scritto da Anna Pagani