Enrico Malatesta appartiene a quel mondo dove sperimentare sul suono non equivale ad alzare necessariamente il volume, anzi. Nel suo lavoro in duo ha spesso concentrato il campo d’azione alla ricerca di strutture ritmiche che fossero sempre più soffici, distese, fino quasi a far perdere all’ascoltatore il senso del ritmo stesso. L’interazione avviene tra i movimenti di corpo ed oggetti su un elemento percussivo per Malatesta e mette l’ascoltatore di fronte alla sua capacità di mettere il suo udito al centro di queste strutture ritmiche. Il concerto di questa sera arriva alla fine di un workshop di suono-spazio-corpo / vitalità dei materiali / ritmo.
Scritto da Salvatore Papa